Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane
In Treatment- Prima Stagione
(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)
29/10/09 – La rete via cavo HBO (Home Box Office) ha realizzato una serie notevole intitolata ”In Treatment”, che getta una luce nuova sul modo di raccontare la terapia psicanalitica, dimostrando ancora una volta la volontà di mettere in luce non soltanto l’esteriorità, ma anche l’intimo e complesso meccanismo della sfera psicologica. Per prima cosa la terapia non è più, come ad esempio ne ”I Soprano”, un evento inglobato nella vita quotidiana, ma viene narrata come evento “unico” della vicenda, ovvero ogni singolo episodio verte quasi esclusivamente in una sessione di analisi. Già il modo in cui la prima stagione è stata trasmessa negli Stati Uniti presenta un aspetto quotidiano e un minimalismo narrativo che può essere definito quasi come nuovo esperimento linguistico. Ovvero, ogni giorno Paul Weston, il terapista, ha un appuntamento che segue il calendario della messa in onda (su HBO dal lunedì al venerdì la prima stagione, mentre la seconda è stata distribuita due volte alla settimana, con due e tre episodi per volta): il lunedì è la volta di Laura, donna molto complicata, con problemi di transfert; il martedì c’è Alex, pilota che ha combattuto in Iraq, in crisi per aver sganciato una bomba su una scuola (e aver ucciso dei bambini innocenti), oltre a non aver mai risolto il rapporto con la dominante figura paterna; il mercoledì Sophie, campionessa sportiva adolescente con alle spalle un tentato suicidio che non vuole ammettere; il giovedì Jake e Amy, coppia con problemi per la gravidanza di lei; il venerdì è la volta dello stesso Paul in cura dall’amica Gina.
Basata su una serie israeliana, ”Be Tipul”, divenuta un vero caso televisivo in patria, la prima stagione della versione USA si è sviluppata in 43 episodi (mentre la seconda in 35) in ognuno dei quali lo psicoterapeuta ha avuto in cura un paziente. Sono i veri toni del teatro a prendere vita in questo meraviglioso esempio di regia, fondato su piani di ripresa essenziali. La serie è priva di azione e si basa prevalentemente sugli incontri tra medico e paziente, mai dettati dal caso o da elementi banali. La versione americana di questo format è stata sviluppata dal regista ”indie” Rodrigo Gàrcia (già abile nell’analizzare al cinema le emozioni dei suoi personaggi, specie femminili, con opere quali ”Le cose che so di lei” e ”Nine Lives” e presto in uscita con ”Mother and Child”) ed è prodotta da Mark Whalberg, che sembra abbia trovato una veste ancora più calzante di quella di attore (infatti è sua l’altra produzione di HBO ”Entourage”). Un esperimento molto ben riuscito, che rivela di non aver perso il suo smalto neppure nella seconda splendida stagione, di cui vi parlerò fra qualche settimana, dove Paul, trasferitosi a New York prenderà in cura nuovi pazienti.
”In Treatment” si intreccia indissolubilmente alla contemporaneità per l’innovativo interesse che sprigiona e per il tono pudico e rispettoso con il quale scava nell’intimo delle persone e delle loro ferite, alle volte consapevoli e alle volte meno. Sobrietà e rispetto verso lo spettatore, spesso significano audacia e coraggio nell’affrontare delle tematiche in modo onesto. Un’opera che diventa testimonianza e concreta ricerca della televisione verso una nuova forma linguistica, che sempre più rapidamente ci porterà ad una maggiore mescolanza dei vari mezzi di comunicazione. Non ci sono parole per definire il cast: è meglio tacere di fronte a tanto senso artistico ed espressivo.
In Treatment- Prima Stagione
Titolo originale: id.;
Sviluppata da Rodrigo Gàrcia ;
Interpreti: Gabriel Byrne, Melissa George, Blair Underwood, Embeth Davidtz, Josh Charles, Mia Wasikowska, Dianne Wiest;
Produzione: USA, 2008;
Durata: 43 episodi da 30 circa ognuno;
Distribuzione italiana: Cult