Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane
The Mentalist
(Rubrica a cura di ERMINIO FISCHETTI)
17/12/09 – ”MENTALIST /’men-t?-list/, sostantivo: persona che ricorre all’acutezza mentale, ipnosi e/o suggestione. Colui che padroneggia la manipolazione del pensiero e del comportamento”. Questa definizione appare all’inizio di ciascun episodio della serie ”The Mentalist” e spiega il ruolo di Patrick Jane come ‘consulente’ presso il California Bureau of Investigation, un’agenzia investigativa nella quale l’uomo al fianco di una squadra di quattro agenti, capeggiati da Teresa Lisbon, deve risolvere complicati casi di omicidio. Il compito di Patrick è essenzialmente scoprire attraverso l’osservazione di ogni minimo dettaglio facciale e comportamentale la natura del coinvolgimento delle persone implicate nel caso a cui si sta indagando. Ogni episodio della serie, sviluppata per la CBS americana dall’inglese Bruno Heller (autore della ingiustamente bistrattata ”Roma”, cancellata dopo appena due stagioni nel 2007), è interamente incentrato sulle capacità e la simpatia del protagonista che deve scovare il colpevole.
La serie riporta in auge la costruzione del caso secondo i parametri tipici dell’investigatore che usa la sua materia grigia per sciogliere il bandolo della matassa e non le strumentazioni scientifiche, che invece dal 2000 ”CSI” aveva contribuito ad imporre nella serialità statunitense. Paradossalmente però, le dinamiche narrative e linguistiche, il rapporto fra i personaggi in ”The Mentalist” è tutto sviluppato secondo lo stile di ”CSI”, ormai divenuto parametro standardizzato dei prodotti polizieschi di CBS (si confrontino fra loro questi telefilm insieme a ”Senza traccia”, ”Criminal Minds”, ”Cold Case”, ”NCIS” ecc.) e non solo. E come ogni protagonista che si rispetti Patrick Jane si nasconde, o meglio è ossessionato, dal suo torbido passato di sensitivo truffatore (ora però pentitosi), lavoro che qualche anno prima ha causato indirettamente la morte dell’amata moglie e dell’adorata figlioletta per mano di un serial killer soprannominato John il Rosso (a cui ogni titolo di ogni episodio fa riferimento), che ancora nessuno è riuscito ad acciuffare e che si diverte a dare falsi segnali al nostro protagonista per ledere la sua stabilità psichica. ”The Mentalist” non brilla per qualità tecnica o artistica, il meccanismo della sua ripetitività dopo un po’ viene a noia, anche perché i casi sono spesso banali e si capisce troppo facilmente la risoluzione, i personaggi di contorno sono stereotipati, ma si lascia guardare perché si poggia interamente sulla tridimensionalità di un protagonista dal cuore spezzato e dalla personalità fatta di ombre e infelicità interiore quotidiana, nascosta dietro il sorriso e il buon umore di un essere umano che ogni mattina deve cercare di andare avanti mettendo un altro assassino dietro le sbarre! È, forse, soprattutto per questo motivo che lo scorso anno era l’unico prodotto seriale statunitense di un network che in patria totalizzava ogni settimana un minimo di venti milioni di telespettatori. E comunque in qualsiasi modo lo si realizzi il poliziesco resta sempre un evergreen.
”The Mentalist”
Titolo originale: id.;
Interpreti: Simon Baker, Robin Tunney, Tim Kang, Owain Yeonman, Amanda Righetti, Gregory Itzin;
Produzione: USA, 2008- in corso;
Durata: 43 circa (2 stagioni);
Distribuzione originale: 23 settembre 2008;
Distribuzione italiana: dal 28 aprile 2009 in programmazione su Joi (Mediaset Premium) e dal 2 settembre 2009 su Italia 1