Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA al regista:
Uscito in Francia lo scorso Natale, arriva anche in Italia in occasione delle festività Emotivi anonimi di Jean-Pierre Améris, commedia d’oltralpe distribuita da noi da Lucky Red in circa 40 copie. Protagonisti assoluti della pellicola sono Isabelle Carré (Il rifugio, 2009) e Benoît Poelvoorde (Niente da dichiarare, Mammuth e Kill Me Please nel 2010), che interpretano Angélique e Jean-René, due timidi incalliti, due emotivi anonimi per l’appunto, i cui destini si incontreranno sulla strada di un’identica passione, quella per la cioccolata. Lo stesso regista, che si misura per la prima volta con la commedia (nel 2006 presentò al festival di Roma Je m’appelle Elisabeth, un racconto sulle paure post-infantili) ha sofferto di una grave forma di timidezza tale da spingerlo a frequentare negli anni passati un vero circolo di emotivi per avere la possibilità di esternare e condividere le proprie perversioni relazionali.
Commedia decisamente divertente e ricca di trovate tutt’altro che banali, Emotivi anonimi è senza dubbio l’unica vera alternativa natalizia alla comicità di grana grossa del nuovo cinepanettone, Vacanze di Natale a Cortina, e di Finalmente la felicità, ultima fatica registica di Leonardo Pieraccioni. Grazie a interpreti azzeccati, a una messa in scena elegante, a una fotografia calda e a tratti raffinata e a situazioni comiche ben rodate, Améris architetta una ronde che più che richiamarsi a emuli francesi si rifà a toni, ritmi e personaggi figli della commedia americana, in particolare degli anni Quaranta e Cinquanta. A differenza di quel modello, però, Emotivi anonimi non caratterizza a dovere i personaggi secondari (che formano più un coro indistinto che una precisa galleria di caratteristi) e costruisce una narrazione forse sin troppo elementare, dove il meccanismo dell’allontanamento e del riavvicinamento tra i due protagonisti presenta in fin dei conti pochi colpi di scena. Ma si tratta comunque di peccati lievi, tali da non scalfire la solidità del film.
Quel che invece suscita davvero dei dubbi è l’ambientazione, un presente in cui tutto sembra rivolto al passato, dal décor agli abiti dei personaggi, alle strumentazioni tecniche, dove però l’effettiva svolta della narrazione viene affidata nientemeno che a una webcam la cui apparizione in scena risulta abbastanza fuori contesto. E che Améris abbia deciso di impostare il suo film su una linea espressamente vintage può per certi versi preoccupare sullo stato complessivo della commedia francese, negli ultimi tempi sin troppo smaccatamente tradizionalista, da Le donne del 6° piano a Il truffacuori, film che – chi più chi meno – guardano forse con eccessiva attenzione a un modello che funziona (o, meglio, funzionava) benissimo nel contesto industriale hollywoodiano e che invece appare poco coraggioso in situazioni produttive in apparenza più libere come quelle europee. Anzi, dopo aver visto di recente il libertario e anti-finanziario Tower Heist – Colpo ad alto livello, vien quasi il sospetto che Hollywood stia prendendo le sue contro-misure sull’attualità – riflettendo ad esempio sulla crisi economica globale – molto meglio di quanto non stiano facendo gli emuli europei.
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