Buona giornata

27/03/12 - I Vanzina tornano alla commedia di costume e agli attori che li hanno resi celebri: ma tra De Sica e Banfi, manca la vera verve.

Ascolte le interviste di RADIOCINEMA agli attori:

Ci hanno provato Carlo ed Enrico Vanzina a virare verso un altro cinema, verso la commedia brillante, sentimentale, ma quello che gli è riuscito meglio, da sempre, è raccontare i rivolgimenti – anche minimi – della società. Così, dopo qualche flop abbastanza sonoro, i due autori tornano a raccontare la società dell’oggi, del momento con Buona giornata, la loro nuova prova a episodi. Sette storie lungo lo stivale nell’arco di 24 ore: il grande evasore che nasconde gli averi, il senatore che per non farsi incarcerare sconfigge la morte, il nobile squattrinato, una manager sfortunata, un rivenditore in crisi familiare, un notaio che cerca il brivido dell’eros, un tifoso superstizioso e la sua fidanzata. Commedia a episodi, più che corale, scritta dagli inossidabili fratelli che vorrebbe aggiornare il loro metodo e la formula dei loro instant movie al tempo dei governi tecnici e d’emergenza.

Aperto da graziosi titoli di testa con orologi che scandiscono il ritmo di Manuel De Sica, il film è il solito collage di storie, storielle, fino a semplici barzellette, che cerca di dare conto in chiave comica e di costume, per non dire satirica, dell’Italia borghese dei nostri tempi, tormentata da una situazione politica che non sopporta più gli intrallazzi, la disonestà, l’immoralità e la corruzione: i Vanzina, invece, la sopportano benissimo e ci fanno sguazzare i loro personaggi, a cui però concedono molto meno il salvacondotto rispetto al passato. Ma se sanno ancora fiutare l’aria dei tempi, faticano terribilmente a sentirla e a raccontarla: non solo accumulando raccontini senza alcun interesse né comico né “di cronaca” – almeno la metà (come quelli di Teresa Mannino, Diego Abatantuono, Chiara Francini e Vincenzo Salemme) – ma soprattutto per via di una messinscena che nel ritmo, nelle forme cinematografiche, nella struttura d’insieme è troppo legata agli anni ’80. A partire dalla voce fuori campo che fa da filo, le parole sono onnipresenti e dicono tutto, troppo, sempre, cercando con l’horror vacui di coprire le falle della sceneggiatura, mentre dietro la macchina Carlo Vanzina riesce a sopperire con una migliore gestione degli attori, soprattutto Lino Banfi e Maurizio Mattioli (non a caso gli episodi migliori), gli unici a poter gestire da soli una barca che non ha timoniere; ma sorprendono anche la verve e i tempi comici di Chiara Francini. Il resto si fa presto a dimenticare, con una superficialità volatile migliore delle ultime loro prove: ma se in un film comico, ciò che fa più ridere si trova nei titoli di coda ed è frutto dell’improvvisato duetto tra Banfi e Abatantuono, a qualcosa i Vanzina devono ripensare.

EMANUELE RAUCO

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