Alejandro González Inárritu e Javier Bardem a Cannes 63 con “Biutiful”
(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)
18/05/10 – Con Biutiful, primo lungometraggio seguito alla separazione dal suo sceneggiatore di fiducia Guillermo Arriaga e presentato in concorso qui al Festival di Cannes, il regista messicano Alejandro González Inárritu dimostra ormai di essere preda di una crisi creativa attualmente senza vie di fuga. Tornato in territori ispanici (il film è ambientato a Barcellona, protagonista ne è Javier Bardem), Inárritu comunque non riesce a emendarsi dai suoi vizi, ormai divenuti insopportabili: narrazione ellittica nella primissima parte e sin troppo esaustiva nella seconda, polifonia di personaggi che poi dimostrano di avere qualcosa in comune tra loro, eccessi di tonalità melodrammatiche, macchina a mano finto-realista e spesso ingiustificata, colpe e contro-colpe da espiare, ecc. Pur separati, Inárritu e Arriaga (che ha esordito come regista nel 2008 con The Burning Plain) fanno esattamente lo stesso tipo di cinema elefantiaco e mai spontaneo, sempre troppo costruito, ma sempre più grossolano per linee narrative e parabole dei personaggi. Dalla vicenda di Uxbal (interpretato per l’appunto da Bardem), piccolo arruffino di periferia che traffica con cinesi e venditori ambulanti africani e che ha un serio problema alla prostata, non emerge nulla di personale e/o di ficcante, se non un vago afflato umanitario verso il problema dell’immigrazione.
Sarà difficile a questo punto cambiare giudizio su un regista decisamente sopravvalutato che, a nostro modo di vedere, ha dato le uniche prove positive con Amores perros, il suo esordio, e con l’ellittico e drammatico episodio del film collettivo sull’Undici Settembre.
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