In scena nel Concorso della Belrinale, la dolce vita di Los Angeles secondo Noah Baumbach
(Dalla nostra inviata Daria Pomponio)
16/02/10 – Florence (Greta Gerwin) è un’aspirante cantante, ma il suo vero lavoro è organizzare la vita quotidiana della famiglia Greenberg, che risulta cosí composta: Mr & Mrs Greenberg, due marmocchi e, personaggio fondamentale per questa storia, il cane Mahler. Quando i Greenberg partono per una lunga vacanza in Vietnam, Florence si ritrova a doversi occupare di Mahler e del fratello di Mr. Greenberg, Roger (Ben Stiller), reduce da un esaurimento nervoso e venuto a Los Angeles da New York per rilassarsi e prendersi cura della casa del fratello. Tra la giovane e vitale Florence e il sarcastico quarantenne Roger nascerà presto un’ esplosiva sinergia dalle conseguenze, talvolta, imprevedibili.
Paladino del cinema indipendente americano contemporaneo, Noah Baumbach è l’autore di uno dei migliori film indie degli ultimi tempi, il geniale e crudele Il calamaro e la balena (2005). Abile nel tracciare gli ardimentosi percorsi di personaggi dalla favella tagliente e dalle imperscrutabili scelte di vita (sue sono le sceneggiature di due film di Wes Anderson: Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Fantastic Mr. Fox), in Greenberg, Baumbach decide di affidarsi completamente nelle mani (e nei volti, corpi e voci) dei suoi due protagonisti. Come capitava un tempo di vedere nei film della Nouvelle Vague francese, l’autore é qui al fianco dei suoi personaggi, li pedina in silente e rapita contemplazione, li lascia agire e vagare per Los Angeles e sullo schermo, senza vincoli e senza apparente destinazione. È d’altronde alla prolifica (innumerevoli oramai gli epigoni) corrente francese che il cinema indipendente made in U.S.A. deve molto e da cui ha prelevato e adottato lo stile visivo sgranato, l’audio volutamente sporco, la narrazione svincolata da qualunque dogma di scrittura e, soprattutto, l’esaltazione dell’epidermide (reale e metaforica) dei propri interpreti. In Greenberg Baumbach fa un leggero passo indietro rispetto al più complesso e stratificato Il calamaro e la balena, per concentrarsi sul ritratto dei suoi due protagonisti, alle prese con due differenti fasi dell’esistenza entrambe difficili: Florence ha venticinque anni e tanti dubbi, Roger ne ha quaranta e altrettante incertezze. E la sensazione che i due interpreti Greta Gerwin e Ben Stiller trasmettono dallo schermo è quella di una disarmante sincerità. Il film, va detto, è assai verboso e i dialoghi non sono sempre brillanti, non tanto quanto quelli dei film di Linklater né di Tarantino, ma i volti dei personaggi e le situazioni semplici e realistiche che si trovano ad affrontare (un party, la malattia del cane, i litigi con gli amici, un aborto) riescono a scavare talmente a fondo nella loro intimità da far sentire lo spettatore come un malsano “voyeur” .
In questo boy meet girl losangelino la differenza fondamentale tra i due non è tanto l’età anagrafica quanto la zona geografica di residenza: Roger vive da anni nella chiassosa e verticale New York, mentre Florence rispecchia in pieno il clima più tiepido e disteso dell’orizzontale Los Angeles. Naturalmente Roger ha portato da New York, oltre al suo esaurimento in via di guarigione, anche un bel po’ di nevrosi e strambe abitudini, come quella di scrivere lettere di lamentela a piccole e grandi corporations (dall’American Airlines a Starbucks, al servizio taxi per animali), ma il suo, nel film, è un percorso di crescita che lo condurrà, gradualmente, attraverso la libera espressione delle proprie debolezze e dei propri rimpianti a un rapporto migliore con se stesso e con gli altri. Baumbach si concede poi anche una gustosa citazione: Roger, dopo essere sopravvissuto a un party di adolescenti, come accadeva anche nel finale de La dolce vita di Fellini, dovrà confrontarsi con l’inspiegabile apparizione di un animale misterioso annegato in piscina.
Film completamente dedicato alla presenza scenica dei due interpreti (innumerevoli sono i dettagli dei loro volti e corpi pronti ad invadere lo schermo), Greenberg lascerà probabilmente insoddisfatti gli amanti della commedia slapstick in cui Ben Stiller è di solito mattatore, ma per chi non ha bisogno di cadenzati snodi narrativi, è un vero piacere lasciarsi guidare alla scoperta di due personaggi realmente tridimensionali.