Come rimediare un’accozzaglia di luoghi comuni in due ore di film che non sono né carne né pesce
15/02/11 – Come trarre spunto da un personaggio reale e dal suo bestseller – Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman – per raccontare una storia totalmente inventata. Amore & altri rimedi reinventa la vita di Jamie Reidy, un informatore scientifico che negli anni Novanta per primo promosse e lanciò il viagra. Il film resta fedele all’esperienza del giovane nel suo campo lavorativo, ma sviluppa un altro aspetto della sua vita, ovvero la sua relazione con una giovane donna al primo stadio del morbo di Parkinson.
Contrapposizione fra le speranze illusorie della pubblicità selvaggia delle case farmaceutiche e il dolore di chi deve convivere con una malattia degenerativa. La finzione e la verità, dentro e fuori dal film, divengono metafora del mondo odierno. Un buona idea, un discreto soggetto, una mediocre sceneggiatura, una pessima regia. Che le pellicole di Edward Zwick non possiedano una loro identità registica non è una novità. Chiunque conosca la differenza fra un campo medio e un primo piano potrebbe sostituirlo egregiamente. Ma, soprattutto, il regista del Midwest – che sembra molto più a suo agio in tv come abile e sensibile storyteller di family drama – si rivela incapace di gestire il materiale a sua disposizione, confezionando lavori che spesso e volentieri appaiono sghembi e confusionari. Anche in questo caso, la pellicola sembra non essere dotata di una forma e una dimensione di scrittura e regia, che vira repentinamente dalla leggiadria della commedia alle tinte del dramma, restando in punta di piedi in entrambi i casi.
A tratti, il film sembra imitare maldestramente gli strappalacrime dei tardi anni Sessanta, quelli dove la giovane e bella donzella ha una terribile e inguaribile malattia, a tratti le commedie dei Novanta, quelle dove il gentiluomo insegue la sua amata che sta scappando via da lui. Più Love Story o Se scappi ti sposo? Nessuno dei due: Amore & altri rimedi non fa né piangere né ridere, è un ibrido sciatto e scialbo che punta a fare copia e incolla delle situazioni da manuale di entrambi i generi, dialoghi compresi. Psicologia dei personaggi? Sintesi: lui uno sciupafemmine perché ha il complesso del padre importante, lei una sciupamaschi perché è malata. I drammoni sentimentali di quarant’anni fa avevano dalla loro, però, almeno degli ottimi e carismatici interpreti e una colonna sonora fenomenale. Qui si citano le solite hit, ma nulla di originale. Jake Gyllenhaal sembra Ken di Barbie (per inciso, dovrebbe fare causa al suo parrucchiere), impomatato sia nel fisico che nella recitazione, mentre Anne Hathaway (nella prossima stagione in uscita con One Day, dal buon romanzo di David Nicholls, con un altro rapporto amoroso tormentato), anche se non è male, a volte dimentica che in questo film non doveva fare la cerbiatta come sempre. Malinconia? Sì, quando si vedono per un minutino talenti come George Segal e soprattutto la compianta Jill Clayburgh fare i genitori di lui. Che spreco (e che brutto!) finire la propria carriera così.
Titolo originale: Love and Other Drugs
Produzione: USA 2010
Regia: Edward Zwick
Cast: Jake Gyllenhaal, Anne Hathaway, Oliver Platt, Hank Azaria, Josh Gad
Durata: 113′
Genere: drammatico
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 18 febbraio 2011
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