Walk of Fame – Adam Sandler –
Alla scoperta del personaggio cinematografico della settimana a cura di Lia Colucci
Con il suo portamento dinoccolato, il berretto da baseball sempre calcato sulla testa e quella tipica espressione da impunito, Adam Sandler è sicuramente l’incarnazione hollywoodiana più calzante dell’eterno ragazzone. Nato a New York nel 1966 in una famiglia di origine ebraica, Sandler trascorre la sua adolescenza a Manchester, nel New Hampshire, dove frequenta il liceo locale. Dopo il diploma ritorna nella sua città natale per frequentare la New York University, e proprio in questo periodo inizia a muovere i primi passi nel mondo della comicità esibendosi nei club e all’interno del campus. Ma la prima occasione di mettere alla prova quella verve che tutti conosciamo arriva sul finire degli anni ’80, quando riesce ad ottenere un piccolo ruolo nella celebre sit-com I Robinson: qui viene notato dal comico Dennis Miller che lo introduce negli ambienti del Saturday Night Live. Dal popolare show al grande schermo, il salto è breve: dopo un debutto passato inosservato con Going Overboard (1989) di Valerie Breiman, da lui anche co-sceneggiato, e un altro paio di pellicole irrilevanti, nel 1994 arrivano i primi assaggi di popolarità con Airheads – una band da lanciare di Michael Lehmann, nel quale interpreta un’aspirante rockstar al fianco dei giovanissimi e ancora sconosciuti Brendan Fraser e Steve Buscemi. La vera popolarità arriva, però, l’anno successivo con il ruolo dell’irresponsabile “bamboccione” Billy Madison, nell’omonimo film di Tamra Davis, che gli apre la strada delle commedie di successo.
Il decennio procede, infatti, all’insegna di pellicole quali Un tipo imprevedibile (1996), Prima o poi me lo sposo (1998) e Big Daddy – Un papà speciale (1999) che danno origine a due tra i sodalizi professionali più fruttuosi per Sandler, quelli con i registi Frank Coraci e Dennis Dugan, con i quali lavorerà spesso anche in seguito. Sul finire degli anni ’90 arriva per l’attore il momento della maturità, sancito dalla fondazione della casa di produzione Happy Madison Productions, con la quale realizzerà gran parte dei suoi film successivi, e molti tra quelli con l’amico e collega Rob Schneider. E col nuovo secolo arriva anche la consacrazione definitiva: nel 2002 avviene la sua prima incursione nel cinema d’autore, grazie a Paul Thomas Anderson che, cogliendo il lato più serio e malinconico nascosto sotto i suoi toni più irriverenti, lo sceglie come protagonista per il suo Ubriaco d’amore. L’anno dopo lo vediamo al fianco di Jack Nicholson per l’exploit commerciale di Terapia d’urto in cui lavora per la prima volta con il regista Peter Segal, col quale girerà altre due pellicole, tra le quali 50 volte il primo bacio che vede un Sandler ormai a proprio agio anche con la commedia romantica e più sofisticata, genere nel quale si era già misurato con Spanglish di James L. Brooks. E tra Cambia la tua vita con un click del fido Coraci, Io vi dichiaro marito e marito (2007), Zohan – Tutte le donne vengono al pettine (2008), Un weekend da bamboccioni (2010) e Mia moglie per finta (2011), tutti di Dugan, si delinea in modo sempre più netto un profilo attoriale improntato alla versatilità e una carriera caratterizzata dalla fedeltà verso alcuni registi. Due tendenze destinate a convergere, nel curriculum di Sandler, grazie al suo ultimo film: Jack e Jill – attualmente nelle nostre sale – nel quale sempre sotto l’egida di Dennis Dugan, interpreta ben due personaggi sfoderando tutto il proprio istrionismo e un’attitudine al travestimento non comune.