Dalla nostra inviata CATERINA GANGEMI
Lui, lei, l’altra. Uno dei più ricorrenti e trasversali leit-motiv cinematografici, sia esso declinato nella chiave comica della pochade come in quella torbida del noir, passando per la commedia sexy e la raffinatezza di Jules e Jim, il triangolo amoroso si ridefinisce sotto il tocco di Claude Miller, che nel suo ultimo lavoro Voyez comme il dansent, in concorso alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, ne rilegge le dinamiche consuete nell’ottica di un’introspezione al femminile. Ispirata al racconto breve La petit fille de Menno di Roy Parvin, la storia vede al suo vertice Vic, acclamato attore teatrale tanto esuberante sul palcoscenico quanto tormentato nel privato, e agli angoli da un lato sua moglie Lise, filmaker, e dall’altro Alex, dottoressa canadese di origine mohawk. Dopo la misteriosa scomparsa dell’uomo, svanito nel nulla in preda all’ennesima crisi, Lise si mette in viaggio verso il Canada per documentare in un film i suoi ultimi giorni e mettersi in contatto con l’altra donna. Ed è proprio nella natura del rapporto tra le due, che, mosso più da curiosità che da effettivo desiderio di rivalsa o ostilità, si rivelerà all’opposto un’occasione per conoscere qualcosa di più di se stesse e trovare l’una nell’altra quel tassello mancante della personalità di Vic, il punto di forza, l’unica ragione di interesse e l’essenza stessa di un film in grado di offrire poco altro allo spettatore.
A cominciare dall’esiguità del materiale narrativo, dissimulata invano in un intreccio zeppo di lacune logiche, farraginoso sul piano spazio-temporale, e con l’insistenza sui numeri spettacolari del performer James Thiérrée, per arrivare al perseguimento di un tono, nelle intenzioni leggero e vivace, che finisce per risultare soltanto sciocco e lezioso. In mezzo vi si pone il disegno di personaggi non plausibili e artificiosi, tesi esclusivamente a ostentare il proprio essere “complicati” in un’eccentricità di maniera, ai quali Miller non risparmia occasione, da quelle scontate alle più improbabili, per esibire gratuitamente le proprie nudità. Corrobora il tutto la prova del terzetto di interpreti, a partire dallo stesso Thiérrée, il cui talento viene vanificato in un’interpetazione tutta contorsioni,versi e smorfie, passando per Maya Sansa che nel ruolo di Alex parla in inglese, francese e mohawk, e canta un paio di canzoni con espressione perennemente sdegnosa, e la monocorde protagonista Marina Hands.