“La scrittura non è canonica ma cerca di raccontare i ragazzi attraverso le immagini e il linguaggio che utilizzano loro per raccontarsi sui social, confondendo molto spesso gli adulti” afferma Alain Parroni ai nostri microfoni, raccontando il processo di scrittura non convenzionale utilizzato, con Giulio Pennacchi e Beatrice Puccilli, per Una sterminata domenica, in concorso Orizzonti all’80esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Brenda, Kevin e Alex sono nati dall’osservazione di giovani diciottenni di oggi e da ciò che postano sui social. Nel film i tre protagonisti (Federica Valentini, Enrico Bassetti e Zackari Delmas) vivono nelle campagne della periferia romana dove apparentemente subiscono il peso di domeniche tutte uguali, dove considerano impegnativo credere in qualcosa ma dove, in realtà, cercano di affermarsi come individui, inseguono la loro forma di ribellione per lasciare “un’impronta indelebile nel mondo”.
Parroni, classe 1992, già co-regista di un episodio di Aeterna di Leonardo Carrano, esposto al MAXXI di Roma, regista del corto Adavede – presentato alla 32a Settimana internazionale della critica -, ci racconta come questa storia sia nata prima di tutto per essere il suo cortometraggio d’ingresso al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma dove non venne ammesso. In seguito il soggetto venne sviluppato all’interno del Torino Film Lab e successivamente prodotto da Domenico Procacci, Laura Paolucci, Giorgio Gucci, Fabrizio Moretti e Wim Wenders che colsero tutte le potenzialità per un lungometraggio. L’autore tedesco Wenders si innamorò del soggetto, come ricorda Parroni ai nostri microfoni, tanto da decidere di entrare nel progetto, forse perché – come afferma anche il direttore Alberto Barbera: “Il film è un’esperienza quasi puramente sensoriale, visiva e musicale che aspira a diventare il manifesto di una generazione perduta“.
Sicuramente nel film c’è una ricerca di linguaggi nuovi o meglio non affini a quelli riconosciuti e standardizzati che consentono a Parroni di mettere il dispositivo in rapporto con la vita, con la sostanza concreta dei luoghi e dei suoi personaggi, permettendo allo spettatore di sentirsi addosso quella periferia nella sua atmosfera, in quel caldo che si appiccica addosso anche se ti addormenti su un’auto apparentemente abbandonata in strada.
Inoltre il SNCCI – Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani lo ha designato Film della Critica con la seguente motivazione: “Un racconto di formazione che dura tante sterminate e interminabili domeniche (nel corso di nove mesi?), uno sconvolgente ritratto generazionale che della vita di tre adolescenti alla periferia di Roma, fra la campagna e il litorale, utilizza i linguaggi, verbali e visivi, le traiettorie frenetiche, i dubbi e le poche certezze, le musiche, i rumori di fondo. L’esordio di Alain Parroni ci consegna un autore da tenere d’occhio per il futuro“.
giovanna barreca