La giovane cineasta francese, di origini senegalesi è l’unica autrice a presentare la sua opera prima all’interno del concorso internazionale e punta direttamente al Leone d’oro grazie ad una regia sorprendente nel suo essere misurata e di grande effetto. Straordinarie anche le due protagoniste. La nostra intervista alla regista.
La storia è ambientata nel Tribunale di Saint-Omer dove la scrittrice Rama, per scrivere un articolo, assiste al processo a Laurane Colu, accusata di aver ucciso la figlia di soli quindici mesi, abbandonandola sul bagnasciuga prima dell’arrivo dell’alta marea. L’autrice, come ricorda anche nella nostra intervista, assistette ad un processo che davvero si svolse in Francia nel 2016 e che vedeva come imputata una madre accusata di questo terribile infanticidio.
Margherite Duras è lo spirito guida all’interno di una narrazione che vede la protagonista profondamente scossa dalle parole che ascolta, che non riesce a staccare gli occhi dall’imputata nella quale cerca di trovare risposte, lei che porta per la prima volta in grembo un figlio, lei che non sa come risolvere i conflitti con la sua famiglia, soprattutto con sua madre, lei che vuole scrivere una rivisitazione del mito di Medea ma che ha paura di non saper più giudicare cosa è giusto e cos’è sbagliato. Le due donne sono due eroine speculari, due facce della stessa medaglia.
Nel film la regista sceglie di inserire anche una sequenza della Medea di Pier Paolo Pasolini.
giovanna barreca