Ironia, dolcezza e dolore inondano il nuovo film di Teemu Nikki portando lo spettatore in un’esperienza totalmente immersiva che, per la durata del lungometraggio, regala la percezione di una realtà altra, diversa e allo stesso tempo vicina. Lo sguardo del protagonista, una sola inquadratura in primo, quasi primissimo piano produce tutto questo per portarci nelle sue sensazioni, nei suoi suoni, nei suoi respiri.
Il cieco che non voleva vedere Titanic, presentato in Orizzonti Extra alla 78esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia e in sala dal 14 settembre, ha come protagonista l’attore professionista Petri Poikolainen, realmente cieco e su una sedia a rotelle a causa della sclerosi multipla.
Come raccontano il regista e l’attore ai nostri microfoni, la loro amicizia è nata prima dell’insorgere della malattia, quando entrambi facevano il militare e volevano lavorare nel cinema. Una volta riallacciat i rapporti, l’idea del film è nata quasi subito, come la stesura della sceneggiatura. Cercando da subito di creare il personaggio di Jaakko come quello di un uomo dalla battuta pronta e capace di ironizzare sulle sue disavventure, la storia è incentrata sul bisogno d’amore che spinge l’uomo a voler uscire di casa da solo, pur di andare a trovare l’amata Sirpa – malata terminale – con la quale da tempo intrattiene una relazione solo telefonica e che proprio quel giorno ha ricevuta una brutta notizia. Questa scelta lo porterà a vivere una vera e propria avventura, incontrando “angeli” e “demoni”. “Ho capito tutto. Ho bisogno di aiuto solo in cinque posti. Da casa mia al taxi, dal taxi alla stazione, dalla stazione al treno, dal treno al taxi e infine, dal taxi a te. Dovrò fare affidamento su cinque sconosciuti”.
Una curiosità: il titolo è legato ad una conversazione tra Jaakko e Sirpa che parlano del film di James Cameron che l’uomo – appassionato cinefilo – ha in casa in dvd ancora incelofanato.
giovanna barreca