(Dalla nostra inviata Caterina Gangemi)
06/09/10 – Sorprende piacevolmente il debutto cinematografico dell’israeliano Eitan Zur, che con Hitparzut X (Naomi) ha portato una ventata di freschezza e di buon cinema all’interno della Settimana della Critica, sezione collaterale della 67. Mostra del cinema di Venezia. Già apprezzato regista della serie tv Be Tipul, divenuta celebre nella versione americana come In Treatment, Zur esordisce nel lungometraggio con un lavoro semplice e immediato, ma al tempo stesso capace di far riflettere e strappare parecchie risate con intelligenza. La storia è quella di Ilan Ben-Natan, attempato professore di Haifa, che, scoperta l’infedeltà della giovane e bellissima moglie Naomi, cade in preda all’ossessione. Ignorando i consigli della burbera ma concreta madre, che gli suggerisce di vivere la situazione con dignità evitando di prendere iniziative, Ben-Natan decide comunque di affrontare il contendente. Con esiti del tutto inaspettati. La partenza è da commedia nera dai tratti grotteschi, in stile Alex De La Iglesia, ma permeata di sottile humor ebraico. Segue una seconda parte più riflessiva, nella quale i toni più ridanciani si smorzano a favore di un’analisi, dolente e malinconica, delle dinamiche di coppia, condotta attraverso l’introspezione di un uomo di mezza età costretto a rivalutare le proprie priorità. Un film di sceneggiatura (alla base c’è il romanzo Esplosione Cosmica, di Edna Mayza, anche autrice dello script) che riesce a cogliere con sensibilità e ironia gli aspetti della quotidianità, in una provincia israeliana decontestualizzata dalle implicazioni sociali e politiche, ma soprattutto di attori, grazie alle performance credibili in ogni cambiamento di registro, del cast, in particolare del protagonista Yossi Pollak, e di Orna Porat che ne interpreta l’esilarante madre.
Al contrario, delude e non entusiasma l’unica pellicola italiana in concorso: Hai paura del buio?, opera prima di finzione dell’autore televisivo e documentarista Massimo Coppola. Una vicenda che affonda le sue radici nella più stretta attualità, con l’intreccio di due esistenze solo apparentemente distanti: da un lato la giovane rumena Eva, appena licenziata dalla fabbrica presso la quale lavorava, dall’altro Anna, operaia alla famigerata Fiat di Melfi, dove Eva approda in cerca di fortuna. Da sempre, come testimoniano i suoi lavori per il piccolo schermo, attento e acuto osservatore del mondo giovanile, Coppola non smentisce il suo approccio onesto e schietto, che tuttavia qui si scontra con un uso del linguaggio cinematografico fin troppo pretenzioso e di maniera nel suo “pedinamento zavattiniano”, mal supportato da una sceneggiatura sulla quale grava il didatticismo di fondo. Ottimi gli interpreti e suggestivo l’uso del suono e della musica (in prevalenza Joy Division), per un lavoro comunque più che apprezzabile per la volontà di guardare alla realtà contemporanea, emancipando il cinema italiano dalle solite storie “da tinello”.