La situazione comica: a Venezia prima giornata di retrospettiva sul cinema comico italiano, dalle origini del muto agli anni ’80
(Dal nostro inviato Massimiliano Schiavoni)
02/09/10 – La consueta retrospettiva sul cinema italiano del Festival di Venezia si concentra quest’anno sul comico, tentando un discorso sulla storia e le forme di quel cinema che, negli anni, ha conquistato forse la fetta più importante di produzione, successo e identità nazional-popolare. Il percorso è ampio e variegato. Nessun steccato ideologico né atteggiamento sciovinistico anche verso il comico più corrivo, che per decenni ha mandato in bestia la critica ufficiale e che, per converso, è stato protagonista da metà anni ’90 in poi di una massiccia rivalutazione (talvolta, diciamolo, pure eccessiva e modaiola).
Il programma assembla opere animate dai maggiori comici di ogni epoca, dal cinema muto a Lando Buzzanca, da Totò a Renzo Montagnani, dai fratelli De Filippo al Diego Abatantuono prima maniera, da Alberto Sordi a Nino Manfredi, a Paolo Villaggio, Lino Banfi, Franco e Ciccio, Carlo Verdone, Renato Pozzetto. Compresa pure la riproposizione del capostipite della serie Vacanze di Natale, diretto da Carlo Vanzina nel 1983 e lontano anni luce dalle derive degli ultimi 20 anni del cinepanettone targato Filmauro. Accanto a esempi della tipica “comicità bassa” anni ’70 e ’80, troviamo anche la preziosa riesumazione di misconosciute o dimenticate perle della commedia all’italiana, come Il giovedì di Dino Risi (1964) con un ottimo Walter Chiari in chiave malinconica, e Lo scatenato del prematuramente scomparso Franco Indovina (1967), con un Vittorio Gassman d’annata. Ovviamente, non sono da dimenticare gli autori, non solo i maestri riconosciuti e tributati come Monicelli e Steno, ma anche gli onesti artigiani di un metodo probabilmente scomparso per sempre dalla creatività del nostro paese. Il puro mestiere, a servizio delle assortite mattatorialità del comico di turno, e che tuttavia non è (quasi) mai sceso sotto il livello di guardia della trasandatezza e della volgarità ricercata, studiata a tavolino, che emerge nelle anodine commedie Boldi-con-o-senza-De-Sica e tutto il resto della compagnia di tristi guitti attuali. Mario Mattoli, Carlo Ludovico Bragaglia, Castellano e Pipolo…. Coordinatori delle follie dei vari Totò e Macario i primi, autori un po’ impalliditi, ma sostanzialmente innocui, della comicità annacquata anni ’80 i secondi.
Di particolarissimo interesse appare innanzitutto la selezione di comiche del muto che ha caratterizzato la prima giornata di retrospettiva. Nelle gesta di Tontolini, Kri Kri, Fricot, Polidor, Lea e Gigetta emerge innanzitutto un diffuso sentimento d’anarchia, piuttosto lontano dalle “correttezze politiche” del nostro tempo. La naiveté che, in quanto tale, si permette il peggio. Da notare, soprattutto, il notevole ruolo della comicità femminile nella produzione di quegli albori, che non trova diretta rispondenza nel prosieguo della storia del comico nazionale. Tina Pica, Monica Vitti, la prima Mariangela Melato…? E poi, chi altro? Forse la libertà creativa va proprio ricercata negli anni ’10. Non del 2000, ma (badate bene) del ‘900.