Il capolavoro forse più maturo della praticamente infallibile Pixar
15/10/09 – Quando qualche anno fa girò voce che la Pixar fosse sul punto di staccarsi dalla Disney per intraprendere una percorso autonomo, in molti pensarono che la grande casa di zio Walt avesse il destino segnato. Poi la storia seguì un altro corso. Oggi esce un quasi capolavoro che sbancherà i botteghini di mezzo mondo e si aggiungerà in cima alla lista dei migliori tra i long seller di tutti i tempi: prima dei titoli di testa svetta ancora il castello Disney, anche se al posto dello stilizzato schizzo azzurrino c’è un imponente variopinto maniero che sfonda lo schermo con i suoi stendardi in 3D. Tanto corto e insignificante il titolo quanto ricco e debordante il film che gli sta sotto. “Up” condensa molti film in uno: il dramma romantico, il film d’avventura, il film comico acrobatico, la blockbuster comedy delle stagioni più recenti, e forse anche il vecchio classico Disney. Ad ogni età del protagonista corrisponde una storia, una vita diversa con diversi alleati e nemici diversi. L’impianto eclettico, spezzato, in parte anomalo, in parte pensato nel segno d’un recupero della tradizione, mette in rapida serie l’infanzia, la vita d’adulto, il sopraggiungere della maturità e la mesta solitaria vecchiaia. Morto uno dei personaggi più importanti, consumato molto del tempo della storia a disposizione, passati appena una ventina di minuti, il film riparte, compie uno scatto, un affondo più forte di quello del primo incipit. La casa del vecchio vola via trascinata verso l’esotico e vicino Sud America. Allora l’esplorazione della foresta, la scoperta di animali inusitati, l’ignoto e l’avventura. Poi di nuovo uno scossone. E si riparte fino a quello che si pensa possa essere il finale conclusivo. E invece le istantanee che aprono i titoli di coda iniziano un nuovo racconto: ma questa è appunto un’altra storia.
La tecnica e la tecnologia coinvolte nella visione tridimensionale ricostruita in sala sul piatto schermo cinematografico sono solo agli inizi, e questo lo si intuisce facilmente. Ma la casetta colorata appesa al grappolo di palloncini, con dentro il vecchio fermo al timone delle sue improvvisate vele è una fantasmagoria di rara intensità, e il 3D non fa che intensificarla. Dopo il preludio de “Il gioco di Geri”, forse “Up” si candida a essere il primo vero lungometraggio d’animazione geriatrico; un film che non si nega la malattia né la morte (anche quella violenta), mette insieme la linearità della migliore narrativa per ragazzi e un ricchissimo intreccio di citazioni e recuperi dal cinema (adulto) del passato e non solo, racconta molto in poco tempo, toglie spazio alla parola e ne restituisce molto al gag gestuale e all’azione pura (fortemente motivata anche dall’uso del 3D). Soprattutto, la morale del film una volta tanto sembra restare sullo sfondo, sembra venir meno alla consolidata e apparentemente ineludibile esplicitezza del cartoon classico Disney, ma anche dei più maturi esempi Pixar. La forza delle singole immagini, il ritmo del montaggio, una sceneggiatura mai (o quasi mai) fuori misura rendono l’ultimo prodotto Disney Pixar il probabile punto di svolta verso un sempre più compiuto nuovo corso dell’animazione main stream. E tra poco più d’un mese arriverà nelle sale nostrane il molto promettente “A Christmas Carol”.
(SILVIO GRASSELLI)
Titolo originale: Up
Produzione: USA 2009
Regia: Pete Docter, Bob Peterson
Cast (voci originali): Edward Asner, Christopher Plummer, Jordan Nagai, Bob Peterson
Durata: 104
Genere: animazione
Distribuzione: Walt Disney
Data di uscita: 15 ottobre 2009
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