Shinya Tsukamoto – Dal cyberpunk al mistero dell’anima
06/05/10 – Cupo e pessimista, poetico e visionario. Cantore di una società alienante e iper-tecnologizzata, di una sessualità tanto esasperata quanto neutra ed asettica, di corpi trasfigurati, potenziati, virulenti che trovano nella mutazione, nell’innesto inorganico, nel metallo, l’unica e ineluttabile reazione alla propria obsolescenza. Ma anche regista sopraffino, dotato di inusuale senso dell’inquadratura e del decoupage, sperimentatore di linguaggi, all’occorrenza attore, per se stesso o per altri (memorabile la sua interpretazione del protagonista Masuoka in Marebito di Takashi Shimizu), sia auteur sia artigiano grazie a un talento multiforme ed eclettico che gli consente di occuparsi in prima persona di ogni aspetto della realizzazione dei suoi film, dalla sceneggiatura al montaggio, passando per fotografia e scenografia e recitazione. Artefice, in tutto e per tutto, di quelle atmosfere opprimenti e disturbanti, di dirompente potenza visiva, proprie del suo cinema. Parliamo, naturalmente di Shinya Tsukamoto, personalità di spicco del cinema giapponese e autore di culto per molti cinefili di tutto il mondo grazie a opere notevoli come la trilogia di Tetsuo, A snake of June e Vital, al quale la casa editrice Falsopiano ha recentemente dedicato un volume della collana Light, curata da Roy Menarini, scritto dai giovanissimi (classe 1985) Andrea Chimento e Paolo Parachini, laureati in cinema presso l’Università degli studi di Milano e specializzandi al Dams di Torino.
Introdotto da una presentazione e da una breve biografia ragionata del regista, il libro Shinya Tsukamoto – dal cyberpunk al mistero dell’anima, procede per brevi ma esaurienti capitoli volti a scandagliare i principali aspetti del cinema del regista nipponico, a partire dai suoi primi corti Phantom of regular size e Le avventure del ragazzo del palo elettrico, fino al penultimo lungometraggio Nightmare detective. Un percorso tematico che parte dall’universo cyberpunk per arrivare ad aspetti quali “rinascita, esteriorità e interiorità, ambiente e anima”, toccando lungo il cammino altri topoi peculiari della filmografia di Tsukamoto quali il doppio, la sessualità, la morte, in una trattazione semplice ma esauriente volta a collocare la poetica dell’autore all’interno di discorsi dal più ampio orizzonte relativi ai vari ambiti che essa va, di volta in volta, a sfiorare. In un excursus che ingloba un po’ di tutto: Ballard e Freud, Cronenberg e Plauto, shintoismo e folklore giapponese, storia del cinema italiano e manga.
Corredano il tutto svariate immagini tratte dalle pellicole, una dettagliata filmografia con le schede di ciascun film, e, per concludere, un’intervista rilasciata in esclusiva dal regista agli autori del libro nel 2009. Un’esposizione che risente un po’ di un certo didascalismo di fondo, qualche ingenuità e diversi refusi, ma soprattutto, della non ottimale tempistica della pubblicazione, che non tiene il passo con l’evoluzione del lavoro di Tsukamoto, escludendo dall’analisi la sua ultima fatica, Tetsuo: The bullet man, presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, al quale è riservato solo qualche cenno nell’intervista in termini di “progetto futuro”. Ciò, tuttavia, inficia solo marginalmente i pregi di un lavoro complessivamente ben fatto e di godibile fruizione, al quale spetta, soprattutto il merito di colmare le lacune della bibliografia nostrana dedicata a questo grande autore.
(Caterina Gangemi)