(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)
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14/12/10 – I ragazzi africani del laboratorio di alfabetizzazione all’immagine creato da una onlus di Matera in una discarica a cielo aperto in Mozanbico, sono i registi di Frammenti di altra quotidianità. A Mundzuku Ka Yina, che in lingua shangan significa “il nostro domani” tutti traggono sostentamento attraverso la raccolta di cibo e di oggetti vari. Scavano ripetutamente ad ogni nuovo arrivo di camion di spazzatura e le foto, le immagini dettagliate di ogni ‘raccolta’ sono esplicative di quanto questo sia fondamentale per la loro sopravvivenza. Nel documentario vedrete pochi volti ma tantissime mani, tanti frutti ancora mangiabili, tanti oggetti ancora utilizzabili, ripresi con una purezza disarmante. Il film, inserito fuori concorso nella sezione Italiana.doc nel 28° Torino film festival lavora totalmente sulla potenza intrinseca delle immagini creando un rapporto empatico molto forte tanto che volutamente non c’è traduzione del chiacchiericcio tra le persone nella discarica: la parola non è importante nel racconto così lucido di una quotidianità che ha un ritmo preciso. Uno scenario quasi metafisico, un vero e proprio controaltare del nostro mondo asetticamente moderno dove operano degli inconsapevoli spazzini all’interno di una microeconomia che nulla getta ma tutto ricicla.
Dalla prima immagine ci si rende conto che lo sguardo non è quello pietistico di un occidentale. Le immagini sono sfrontatamente e ingenuamente crude, vere, senza alcuna mediazione. Non si analizza cosa mostrare e cosa non mostrare, cosa è politicamente corretto e cosa no, quale deve essere la giusta relazione rispetto alle cose. C’è una forte struttura narrativa, basata tutta sulla scansione temporale di una giornata di lavoro tra la spazzatura che a volte regala un intero pesce da pulire tutti insieme e cuocere su un bollitore di fortuna. I ragazzi che partecipano al laboratorio, dopo poche lezioni teoriche, vengono subito dotati di macchine fotografiche e telecamere. Per motivi di tempo e purtroppo di finanziamenti – anche in questo caso ridotti rispetto a quelli ipotizzati – la fase del montaggio è stata realizzata dagli operatori italiani. Cinque ragazzi però hanno espresso il desiderio di imparare a lavorare con il computer, immagazzinando informazioni che potranno utilizzare per accedere al mondo del lavoro e abbandonare un giorno la discarica.