Tonino Guerra e il cinema

21/03/12 - Scompare a 92 anni Tonino Guerra, poeta e narratore, sceneggiatore per i maggiori autori italiani. Scrisse per Antonioni, Fellini, Rosi, i Taviani.

In un bizzarro intervento a “Quelli che il calcio…” di qualche anno fa, causa di malcelati nervosismi per Simona Ventura, Tonino Guerra disse di aver scritto molto per il cinema, e anche molte schifezze. Con l’atteggiamento tipico di un poeta e scrittore che, giunto oltre gli ottant’anni, può permettersi una totale franchezza verso se stesso nel trarre bilanci. Come per molti scrittori della sua generazione, in effetti il cinema ha costituito nel suo percorso una sorta di “seconda attività”, ugualmente acclamata e rispettata, ma avvertita dallo stesso autore come un prestito a un’arte più volgare, immediata, spesso fonte di guadagno per sostenere la primaria ispirazione di poeta e narratore. In realtà l’attività di sceneggiatore di Tonino Guerra, amplissima e distesa lungo cinquant’anni, vede accumularsi collaborazioni con autori in qualche modo a lui congeniali, come Antonioni, Fellini, Tarkovskij e Angelopoulos, ad altre di più o meno effettiva routine.

Ha lavorato a fianco di gran parte dei maggiori nomi del nostro cinema, da De Sica a Rosi, da Monicelli ai fratelli Taviani, da De Santis a Indovina, Petri, Lattuada… Qua e là è facile rintracciare anche qualche occasione da identificare con l’orrore espresso dall’autore nei suoi ultimi anni. Fa impressione, un caso su tutti, vederlo tra gli accreditati in sede di scrittura per Casanova ’70 (1965), che addirittura ottenne una nomination all’Oscar per la sceneggiatura ma che è quasi unanimemente annoverato tra i film più deboli e irritanti di Monicelli. Così come è altrettanto sorprendente ritrovare un suo contributo al copione de I girasoli (1970), debolissimo melodrammone in formato-esportazione con Sophia Loren e Marcello Mastroianni diretti da uno svogliatissimo De Sica. Ma nell’incontro con gli autori-amici a lui congeniali si può individuare una sorta di vera filmografia di Tonino Guerra (che mai diresse un film), tanto forte e personale è il contributo creativo riservato a tali opere da trasformare il poeta in effettivo coautore cinematografico. I film con Antonioni (Guerra collaborò, tra gli altri, a tutte le sceneggiature della “trilogia dell’incomunicabilità”: L’avventura, La notte e L’eclisse) nascono da riflessioni e ispirazioni comuni ai due artisti, dal vero incontro di due personalità pertinenti ad arti diverse, ma impegnate insieme nel tentativo di un cinema nuovo, frutto di una produttiva sintesi creativa. La tendenza all’apologo (La decima vittima di Petri, 1965, E la nave va di Fellini, 1983, alcuni dei film scritti per Angelopoulos), la “poesia del quotidiano” (il dimenticato Tre fratelli di Francesco Rosi, 1981), le riflessioni su uomo e (auto)rappresentazione (Blow-up di Antonioni, 1968, altra nomination all’Oscar per la sceneggiatura) discendono da tale terreno di confronto autoriale. Con occasionali e inevitabili derive manieristiche, come i dialoghi inascoltabili di Zabriskie Point (1970), in cui l’astrazione poetico-esistenziale richiede un tale gigantesco accordo di credulità, che, dopo un po’, magari una risatina lo spettatore se la lascia scappare. Tonino Guerra esemplifica non solo l’armonia, ma spesso anche il conflitto tra cinema e poesia. Questione non di poco conto, poiché talvolta il cinema “rifiuta” la poesia, tanto è forte il potere poetico dell’immagine da non richiedere sottolineature verbali. Pena, il didascalismo.

MASSIMILIANO SCHIAVONI