Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
Regista, sceneggiatore, montatore, attore e direttore della fotografia, Naghi Nemati aveva già partecipato, fuori concorso, al Torino film festival nel 2007 con Those Three la sua opera prima, una storia al maschile. Protagonisti tre soldati in fuga sotto la neve, elemento protagonista della narrazione. In Three and a half, presentato proprio ieri in concorso, a dominare è l’acqua. Protagoniste del film tre donne in fuga che, senza documenti, cercano di varcare il confine ma troveranno grandi difficoltà sia durante il viaggio – nessun albergo le può accogliere – che nel momento del passaggio che un uomo losco di nome Nasser, non facilita. Senza tener conto che una di loro malata, scoprirà di essere rimasta incinta. Il flash back iniziale, già a metà della narrazione diventa chiaro e spinge a capire l’epilogo di una vicenda tragica in un Iran dove la libertà viene ancora negata, soprattutto alle donne (la vicenda è un pretesto per affrontare la questione politica).
L’acqua torbida, a differenza della neve bianca del primo film di Nemati, ci racconta una condizione mutata in peggio nel Paese: l’elemento simbolico usato per raccontare una situazione politica oppressiva, tenta di trovare una ‘limpidezza’ che diventa sempre più irraggiungibile. In Three and a half sembra ci sia meno speranza che in Those Three. Impossibile per lo spettatore dimenticare lo sguardo delle giovani protagoniste in questo film semplice, girato in digitale, dove le situazioni sono così drammaticamente irrisolvibili da creare un forte sconforto e un senso di impotenza che travalica la realtà diegetica.