That Demon Within

Secondo film di Dante Lam, dopo "Unbeatable", presentato alla 16esima edizione del Far East Film: un thriller dai toni luciferini oscuro, violento e visionario, smorzato purtroppo da una eccessiva approssimazione di scrittura.

Dave, un poliziotto ligio al dovere, freddo e con non pochi problemi nel relazionarsi con il prossimo è assegnato di guardia in un pronto soccorso. Una notte un uomo ferito si presenta in ospedale: ha urgente bisogno di una trasfusione di sangue. Dave fa il suo dovere, ma mentre guarda negli occhi l’uomo cui sta donando il sangue vede in quelle piccole fessure qualcosa che lo sconvolge. È l’apparizione del maligno, di un demone che prenderà possesso di Dave e da cui non riuscirà più a liberarsi. Una doppietta di film decisamente interessante quella presentata dal regista hongkonghese Dante Lam quest’anno al Far East: dopo il melodramma sportivo Unbeatable, That Demon Within affonda i colpi nel lato oscuro dell’umano, nella tentazione sempre ricorrente verso il male e lo fa rielaborando un tema classico, quello del doppio.

Il poliziotto e il criminale
Non a caso, il Mr. Hyde di That Demon Within è un criminale incallito, noto con il nome di Re Demone, capace di sterminare sia i complici delle sue imprese, sia i poliziotti, sia degli incauti passanti. E, infatti, nel momento in cui si presenta in ospedale ferito e sanguinante, quest’uomo diabolico e misterioso è appena riuscito a sfuggire in modo rocambolesco a una retata della polizia. Nel tratteggiare la progressiva discesa agli inferi del poliziotto Dave e nel suggerire la sua graduale identificazione con il Re Demone, That Demon Within colpisce nel segno riuscendo a regalare dei momenti di reale orrore e oscurità. In particolare sono sembrate particolarmente riuscite le sequenze a tema “incendiario”: vero e proprio leit-motiv del film – dagli intenti senz’altro grossolani ma rappresentati con ottimo piglio spettacolare – è infatti quello del fuoco, dalle cui fiamme il poliziotto Dave si lascia avvolgere, non solo metaforicamente.

Passati controversi e incertezze narrative
Convince in realtà molto meno in That Demon Within la ricostruzione del passato del protagonista. Pian piano si arriverà infatti a scoprire che i due antagonisti hanno già incrociato le loro vite in anni lontani e lo si scoprirà attraverso una notevole forzatura di scrittura. Del resto, come già in Unbeatable e come da tradizione per certo cinema hongkonghese giocato sull’eccesso, That Demon Within soffre di un sovraccarico narrativo che passa per tutta una serie di “ami” non raccolti e lasciati al loro destino. Il poliziotto vicino alla pensione, la vecchia nonna malata, la psicologa che prova ad aiutare Dave e, soprattutto, una donna che ha fatto le scuole insieme al protagonista e che ora è il suo superiore in polizia: sono tutti personaggi potenzialmente interessanti che però finiscono per non avere seguito o evoluzione, completamente dimenticati dal prosieguo degli eventi. L’impressione è che Dante Lam, tanto appassionato dall’idea di mettere in scena situazioni sempre più eclatanti e spettacolari, finisca per accantonare volutamente i personaggi secondari sfogando fino in fondo il suo demone visivo.

Hong Kong, ovvero Gotham City
In tal senso, assecondando pienamente in questo il topos del cinema locale, le sequenze migliori di That Demon Within sono quelle che vedono le strade, i palazzi, i vicoli di Hong Kong fare da sfondo alle imprese dei protagonisti. Assalti a mezzi blindati su dei cavalcavia, esplosioni di pompe di benzina, inseguimenti su soppalchi di edifici in costruzione: sono queste le scene del film di Dante Lam che rimarranno nella memoria e che riescono a restituire l’immagine di una città malata e deviata, violenta e cinica, senza umanità, una sorta di Gotham City orientale e reale. E forse stavolta, più che in altre occasioni, la sensazione luciferina si avverte con maggior forza proprio perché tra quelle strade si aggira l’ubiquo e spietato Re Demone.

Alessandro Aniballi per Movieplayer.it Leggi