Le trasfigurazioni felici di due cuori inquieti che si sono cercati, voluti, persi per un’intera vita e che non smetteranno di amarsi profondamente neppure quando sopraggiungerà la morte.
Nel romanzo Storia di mia moglie di Milan Fust, scritto e pubblicato per la prima volta in Ungheria nel 1942 e diventato noto solo nel 1958, tanto da portare l’autore alla candidatura al premio Nobel per la letteratura nel 1965, protagonista è il capitano di mare Jakob Störr descritto come un uomo grande perché molto alto e massiccio, solitario e diffidente. Nella trasposizione omonima della connazionale Ildikó Enyedi, o meglio “nell’adattamento realizzato da una regista mossa da un profondo rispetto per l’autore”, l’autrice che per la prima volta si cimenta con una storia non sua, elimina alcuni intrecci secondari per concentrarsi sulla relazione intima e ricca di sensualità tra Jakob (Gijs Naber) e Lizzy (Lea Seydoux). Dell’uomo ne racconta il totale controllo quando è sulla nave o meglio sulle diverse navi che comanderà, sa persino gestire una situazione complicata come un incendio a bordo di una nave passeggeri delicatissima, rispetto ai cargo che l’uomo conosce bene, non perdendo mai la sua lucidità e ragionando sempre lasciando prevalere la ragione su tutto il resto. Controlla il mare ma quando è a casa, davanti ad una donna così libera, così piena di vita e così impossibile da definire e catalogare com’è Lizzy, l’uomo si perde.
L’amore e la devozione nei confronti della donna è totale, cerca anche di cambiare solo per essere amato e per riuscire a tenersi accanto una moglie che l’uomo pensa lo tradisca. Le continue ellissi e la divisione in capitoli scandiscono il corso della relazione che dura anni.
Il dubbio riempie di inquietudine tutta la vicenda. La colonna sonora sottolinea al meglio quest’aspetto nell’animo dell’uomo anche nei momenti di apparente gioia e felicità tra i coniugi che si conoscono per caso in un bar molto elegante, si sposano dopo una settimana, trasferendosi prima in un grazioso appartamento pieno di luce a Parigi e poi in uno molto più buio e desolato ad Amburgo, città ricca di scambi commerciali e fermento culturale di inizio Novecento (anche gli ambienti racconteranno alla perfezione lo stato d’animo soprattutto dell’uomo, non a caso in mare aperto domina la luce del sole sul suo amato oceano). Come capitano, Jakob sta lontano da casa per mesi e lo spettatore, come l’uomo, tra un’ellissi e l’altra, è in attesa e in apprensione perché vuole scoprire che donna troverà, come Lizzy lo accoglierà, come l’uomo potrà far parte dei suoi eventi mondani, del suo gruppo di amici e dei silenzi della donna. Se il cuoco della sua nave gli confessa di chiudere a chiave le tre moglie, controllate dall’anziana madre, Störr non sa se Lizzy lo starà ancora aspettando o vorrà stare con lui. L’uomo vorrebbe riuscire a penetrare nei suoi pensieri, provare a conoscere la donna che così tanto ama (e che non sa se ricambi i suoi sentimenti) ma Lizzy non glielo permette.
L’eroe di mare, il gigante dal cuore gentile è la regista, come l’autrice ha ammesso più volte e lo è anche nel tentativo di una messa in scena sempre controllata, con inquadrature che spesso sono quadri nel quadro come l’immagine in campo medio dei due visti nel loro letto al di là della cornice di una porta o quella dei loro corpi vicini ad un tavolo la prima volta che entrano nella loro casa da sposati. Il lato meno controllato, quello della paura del tradimento, dell’inquietudine viene mostrato grazie – come detto prima – alla colonna sonora e all’interpretazione dell’olandese Naber così solido e, allo stesso tempo capace di raccontare il suo continuo vacillare, il suo dolore, il suo profondo desiderio di entrare in contatto con Lizzy. Non si spiega cosa accada alla donna e così pensa sempre e solo al tradimento. La presenza, nella vita della donna, del giovane amico Dedin (Louis Garrel) non fa che alimentare i dubbi dell’uomo e consumarlo fino a portarlo ad una decisione che gli salverà la vita.
Un progetto dal budget elevato, ottenuto anche grazie al successo di Corpo e anima, film precedente della regista, vincitore dell’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino e candidato all’Oscar come miglior film straniero. La coproduzione internazionale tra Ungheria, Germania, Francia e l’Italia (Paolosanto Film con Rai cinema) ha visto nel cast anche la presenza di Sergio Rubini nei panni di Kodor, l’amico un po’ truffatore, un po’ confidente di Jakob e la compagna dello stesso Madame Cobbet, Jasmine Trinca, pronta a sedurre il capitano quando Kodor ne ha bisogno per coinvolgerlo dei suoi loschi affari.
Presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2021, arriverà nelle nostre sale dal 14 aprile 2022 per Altre storie distribuzione.
giovanna barreca