Tron: Legacy, l’universo d’epica tecnologia dei Daft Punk
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
05/01/11 – Atteso dai nerd e dagli amanti della tecnologia computerizzata come i credenti aspettano il messia, Tron: Legacy è il seguito del cult dell’82 con cui Steven Lisberger e la Disney aprirono al grande pubblico il mondo della realtà virtuale e della computer grafica. Per trasportarne le vicende nel 2010, epoca in cui il 2.0 ha rimpiazzato gli 8 bit, Joseph Kosinski non ha dovuto affinare solamente l’impatto grafico e tecnologico del film, ma anche quello sonoro: e chi meglio dei campioni della post-musica, i Daft Punk?
Il duo elettronico francese (che appare in un cameo rigorosamente coperti di tute spaziali e caschi) ha così approfittato della situazione non solo per immergersi completamente in un universo cine-sonoro alternativo, già tracciato da film come Interstella 5555 e il meraviglioso Electroma, ma per sperimentare con la sinfonia, l’epica cinematografica, la tradizione delle partiture per film: prendendo il sinfonismo ritmico di Zimmer e quello epico di Williams come numi tutelari, il duo lo riempie di bassi, lo lievita di tastiere elettroniche, lo sabota con suoni sintetici e sintetizzati che si scambiano il ruolo con la vera orchestra. Ne viene fuori una partitura sontuosa e trascinante, prepotentemente ritmica e splendidamente armonica, dove i suoni freddi e inumani delle macchine si scontrano e si fondono con quelli caldi e acustici dell’orchestra a mimare lo scontro tra creativi e programmi del film che darà vita all’ibrido Olivia Wilde: l’Ouverture è, come ogni partitura che occhieggia al classico, perfetta summa e sintesi dell’operazione, che con The Son of Flynn mima le tastiere à la Moroder per spaziare in un mondo di armonie quasi settecentesche; Arena è pura action-music del quarto millennio, The Game Has Changed è il lato oscuro di un dance club, mentre Adagio for Tron è il cuore musicale e teorico dell’intero score, che in End of Line trova il suo percorso più new wave, in Derezzed il singolo per classifiche e discoteche (e per i fans incalliti), in Flynn Lives il suo afflato più ampio.
Nel campo delle musiche per film, forse uno degli ultimi elementi che compongono un’opera cinematografica a restare ancorato alle tradizione (fin troppo) classiche, è curioso notare come il 2010 abbia portato due riuscite eccezinali per mano di arrtisti più a loro agio con l’elettronica, ossia Daft Punk e Trent Reznor (per The Social Network). Forse venti di rinnovamento arrivano anche tra le sette note.