Sguardi sonori – Milk
I suoni dell`indignazione e dell`orgoglio
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
04/03/09 – Quando si parla di passato recente, di vite vere e già vissute, di film biografici ma anche solo affreschi di un`epoca, uno degli elementi su cui basarsi per comunicare le suggestioni e le emozioni di un dato periodo storico è la musica, la colonna sonora, la compilation di brani famosi, di cui spesso si abusa per creare l`effetto nostalgia. Il pericolo è praticamente scongiurato se la soundtrack è rimessa al talento di Danny Elfman: lo sa molto bene Gus Van Sant, che affida al compositore losangelino lo score del suo nuovo, ottimo film, dedicato alla figura di Harvey Milk, attivista per i diritti civili degli omosessuali e prima figura politica americana esplicitamente gay. Elfman decide, coraggiosamente, di non affidarsi ai brani d`epoca, alla ricostruzione sonora e spirituale di una battaglia civile e morale, ma preferisce comporre una partitura originale da punteggiare con poche e selezionate canzoni: composizioni a un tempo minimaliste e quietamente sinfoniche, memori degli ultimi lavori di Philip Glass (Diario di uno scandalo su tutti) e brani pop-rock degli anni `70, che ripercorrono vagamente la crescita culturale del movimento gay.
La carica irriverente di Queen Bitch, la paradigmatica energia disco dance di You Make Me Feel Mighty Real di Sylvester, il soul delicato di Everyday People di Sly & the Family Stone o la geniale reinterpretazione del Preludio n° 7 in Mi Bemolle di Bach da parte del coro degli Swingle Singers, si sposano, quasi miracolosamente, con una partitura che, su una base classica e di respiro tipicamente cinematografico (Harvey`s Theme), non dimentica le origini pop di Elfman e reinserisce tutta una serie di elementi strumentali, come il sax in Main Title, le chitarre acustiche di Repealed Rights o lo xilofono di Harvey`s Theme II, che confermano la varietà timbrica e melodica di Elfman e la sua ironia (come in Dog Poo o Politics is Theater, quest`ultima tipica composizione elfmaniana) dando però anche spazio a una consapevolezza dolente, che si emancipa dalle sue maniere à la Tim Burton (Give`em Hope). Lavoro intenso e importante, non esente – come il film – da qualche convenzione retorica, ma anche figlio di un approccio alla musica per film e ai suoi temi degno di un grande artista compositore: cosa che è Elfman, capace negli ultimi anni di diventare un pilastro dell`industria hollywoodiana, pur svendendosi il meno possibile. Come l`orgoglio di Milk, anche quello di Elfman non scherza affatto.