Sguardi sonori – Revolutionary Road
Note di fine utopia
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
18/02/09 – Sam Mendes, fin dall`esordio in American Beauty, ha dimostrato sempre un occhio attento al disfacimento della famiglia, alla forza delle figure parentali e alle loro – spesso nefaste – influenze, a come la costituzione forzata del nucleo borghese spenga spesso sogni e ideali. In questo percorso tematico, non fa eccezione il suo ultimo film, l`ottimo Revolutionary Road; e non fa eccezione nemmeno eccezione la collaborazione con Thomas Newman, compositore che meglio ha interpretato la capacità emotivà e la lucidità riflessiva dell`autore. Alla 78^ colonna sonora tra cinema e tv – è a ragione uno dei compositori più richiesti – Newman sigla il terzo film per Mendes con una partitura tanto coerente col suo stile da risultare quasi manieristica, scegliendo un`impostazione da camera, con pochi tocchi melodici, e una selezione di brani d`epoca, conciliando come nel film, l`atmosfera dell`epoca con quella, ben più glaciale, del film. Tappeti d`archi discreti ma ampi, che si ritraggono con i personaggi oppure fanno da spalla a un pianoforte semplice, a note ora dure ora più morbide che quasi mai diventano composizione, sonata, ma si limitano a tracciare melodie semplici che colpiscono proprio per una sorta di minimalismo sinfonico; in parallelo, tre canzoni d`epoca, che restituiscono lo spirito dell`epoca ma fubgono anche da controcanto ironico al malessere diffuso.
Già in Route 12 (la strada che porta alla via del titolo), il tema e le caratteristiche della partitura vengono presentate all`ascoltatore, poche note a ripetersi mentre si aprono gli archi e la tensione cresce armonicamente; il susseguirsi dei brani pare seguire di soppiatto gli andirivieni della coppia protagonista, evidenziandone comunque la distanza, l`impossibilità di un`apertura totale, fino ad arrivare a un brano dal titolo Hopeless Emptiness. Il gioco di Newman verte soprattutto sulla scelta dei timbri dello strumento principale, quello che esegue la melodia: ora più lievi, come in Simple Clean Lines, ora quasi spettrali come in Night Woods. E con tre brani di repertorio (Count Every Star, Crying in the Chapel e The Gipsy) a sciogliere la tensione. Newman vuole cogliere le caratteristiche del film senza però cogliere in pieno la vena espressiva, o meglio piegandola a uno stile che non fa salti in avanti, nè in profondità , ma procede concentrato e intenso, ma anche fin troppo scoperto. Uno score che comunque saprà farsi apprezzare dagli amanti della musica per film.
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