Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco
Chi sono I più grandi di tutti di cui parla Carlo Virzì nel suo nuovo film? Sono i Pluto, secondo qualcuno la più grande rock band italiana degli anni ’90. La fantomatica band livornese è la più gustosa invenzione del film, un complesso underground, formato da Marco Cocci (che nei ’90 era il frontman dei Malfunk), Alessandro Roja, Claudia Pandolfi e Dario Cappanera, ossia i protagonisti del film. Per pubblicizzare la pellicola e la sua colonna sonora, “torna” nei negozi il primo ep della band, Paraculo.
Ossia, il disco che contiene le 5 canzoni originali che lo stesso Virzì (leader del gruppo indie rock degli Snaporaz) ha composto per il film: un mix tra il Vasco Rossi più scanzonato, la durezza dei Litfiba di inizio anni ’90 (a cui avrebbero aperto alcuni concerti del tour di Regina di cuori, secondo la leggenda) e la rocciosità strumentale dei migliori Timoria. Insomma, la summa del rock italiano di 20 anni fa.
Aperto dall’hit single Vado al mare, poderoso inno alla solitudine estiva (“Sputo in faccia al bagnino” tuona Cocci) con tracce di ironia alla Stadio, il breve disco è un excursus divertente e piacevole, ma anche robustissimo, che non può mancare sugli scaffali di ogni cinefilo rockettaro: La luna sull’Aurelia costeggia i toni blues di un casareccio on the road, Play Gin strizza l’occhio al vecchio David Bowie e all’ironia provinciale del Blasco, Fai le mele ha un attacco degno degli Who e poi procede con un rock ritmatissimo e incredibilmente ben suonato e prodotto. Per arrivare al finale, all’inno generazionale dei Pluto, Siamo isole in un oceano di merda, che si potrebbe pure spedire ai posteri come testimonianza di ciò che era, musicalmente e non (con quel riff deliziosamente Ac/Dc), la musica italiana indipendente, all’epoca di Videomusic.
Una gran bella sorpresa questo Paraculo, ossia la colonna sonora dei Più grandi di tutti, irresistibile e demodé, già sentita eppure da risentire molte volte. Sperando che i Pluto ogni tanto escano dal loro buen retiro.