Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco
Che Marco Tullio Giordana e Carlo Vanzina siano due registi che si guardano da distanza siderale non sarà certo questa rubrica a farlo scoprire. Ma la concomitanza nelle sale dei loro ultimi due film permette di fare un punto, soprattutto sull’uso che i due fanno della musica nei loro nuovi lavori (Romanzo di una strage per il primo, Buona giornata per il secondo), che hanno l’ambizione comune di guardare l’Italia.
Il film di Giordana sulla bomba del 12 dicembre ’69 a piazza Fontana si affida alle sapienti note di Franco Piersanti, compositore tra i più esperti del cinema italiano, che segue il tono sobrio, composto, lucido e preciso del film: la partitura lascia che le informazioni, tantissime, arrivino allo spettatore accompagnandone l’afflato emotivo, tra archi ben dosati, un piano insinuante e mai invadenti, un uso dell’orchestra che – come la verità al centro del film – si fa spazio in mezzo alle oscurità dell’arrangiamento.
La pellicola di Vanzina invece cerca di raccontare la borghesia, più o meno ricca, più o meno inguaiata, ai tempi del governo tecnico, della trasparenza e dell’onestà a tutti i costi: con strumenti tipici della commedia italiana, specie quella tarda, si guardano i vizi come bozzetti, se ne sorride, forse li si perdona e la musica di Manuel De Sica, briosa, frizzante, ma già sentita, fa al caso dei fratelli. Ritmi ballabili, orchestrazioni, molte colorate, ma anche qualche tocco originale, come le ritmiche serrate nei titoli di testa, ma soprattutto un modo per far passare in piacevolezza le immagini. Come si faceva anni fa.
Arrivando così a un paradosso: Giordana e Piersanti, parlando di più di 40 anni fa arriva al cuore attuale della questione, anche attraverso un uso compiuto della musica, mentre Vanzina e il De Sica musicista (sempre storie di fratelli, quindi), vogliono farci sentire i tempi che corrono, ma arrivano tutt’al più a una ventata di melodica e ritmata nostalgia.