Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco
Questa settimana voliamo nel 1980, anno in cui Federico Fellini realizzò il curioso, sottovalutato e poco compreso La città della donne, di cui però rimase nella storia la musica di Luis Bacalov: questa colonna sonora è una delle opere che la Sugar ha rieditato e rimasterizzato in questi giorni per riportare alla luce alcune pagine indimenticabili della nostra musica per film. E tra le opere di Rota per Fellini o Visconti e dello stesso Bacalov, quella della Città delle donne è tra le gemme più preziose. Il compositore, che all’epoca godeva di fama per il suo lavoro nel cinema italiano di genere (soprattutto Di Leo), trova le tonalità giuste con uno dei suoi primi lavori al servizio di un altro tipo di immaginario: il percorso onirico-maschile (maschilista?) di Fellini porta le note del musicista argentino a costeggiare lo swing, il jazz, l’improvvisa sperimentazione, non senza tocchi elettronici tipici del periodo.
La title track porta già l’ascoltatore in un mondo suadente, retto dal clarinetto e dal contrabbasso che si fa ancor più ironico nel soffice piano di Panna e mirtilli, mentre riecheggia la chapliniana Titina in Le variazioni della massaia; Snaporaz’s Trip è pura fusion a cavallo dei decenni, con il basso a dominare la cavalcata, mentre La festa riarrangia alcuni classici degli anni ’30, costante di altri brani come Le soubrettin e Il cinema, mentre Katzone’s Kanzone (eseguita al piano dallo stesso Bacalov) e Il sogno di Snaporaz aprono il tema principale a variazioni fiabesche. Grazie anche all’orchestrazione di Gianfranco Plenizio, La città delle donne torna dopo più di 30 anni a mostrarsi come una delle più divertenti musiche per un film di Fellini e come una delle migliori prove di Bacalov: bisogna ringraziare la Sugar per avercelo ricordato.