Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco
Leonardo Pieraccioni è, tra i registi commerciali italiani, uno di quelli che più dà importanza alla musica nei suoi film, che usa le canzoni e le colonne proprio per attirare il pubblico: memorabile e scaltro per esempio l’uso del flamenco nel suo film più famoso (e forse migliore), Il ciclone. Nel suo ultimo lavoro, Finalmente la felicità, il regista toscano conferma questa tendenza, tanto che il suo personaggio è quello di un professore di musica suonatore di controfagotto, e affida il compito di comporre la colonna sonora a Gianluca Sibaldi, da sempre compagno di avventure della banda di Pieraccioni. Sibaldi segue il tono estivo e turistico del (brutto) film e compone una partitura leggera, solare, venata di melodie popolari e folk che possa accompagnare al meglio il viaggio in Sardegna e la ricerca dell’amore da parte del protagonista: chitarre spagnoleggianti, arrangiamenti caraibici, malinconie all’acqua di rosa e romanticismo a buon mercato. Tutto come da programma anche se il musicista si diverte a giocare con il background classico del suo protagonista.
Infatti si apre con un Allegrone simpatico che è pura musica da balera, ripresa poi in chiave latina in Allegrone Open Bus e nell’Allegrone moderato del finale, parodiando in un certo senso i termini della musica classica, per poi tornare al tipico andamento della musica per film, col Tema di Benedetto (adagio e allegro) che è troppo simile alla sigla di una qualunque serie adolescenziale di Canale 5, altri tentativi di folk “etnico” come Les zingaron (dal testo improbabile), Samba de luna e Dance Village dai ritmi techno, per tornare a tocchi classici come La notte del ladro acrobata, non a caso affidata al controfagotto. Uno score molto prevedibile e piatto se non fosse per il sorprendente rock di Memoria e fiducia (ma anche qui il testo è puro cult al contrario) e l’inascoltabile cross-over di Withinacross, in cui la tradizionale Vitti ‘na crozza diventa disco-music in inglese. Sibaldi va fin troppo sul sicuro e si riposa: e forse è meglio perché quando prova tocchi di originalità (molto relativa) fallisce. Un po’ come Pieraccioni, da 20 anni incatenato allo stesso film, che non può e non vuole fare nient’altro. Se non ballare un po’ di musica caraibica.