Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco
E’ uno dei film del momento, se non dell’anno: dopo il premio alla regia al festival di Cannes, Drive di Nicolas Winding Refn ha conquistato il cuore dei cinefili in Italia e nel mondo con la forza del suo stile, che oscilla tra la violenza contemporanea e l’estetica anni ’80. Esattamente il percorso compiuto dal compositore Cliff Martinez che con la supervisione musicale di Eric Craig, ha musicato il film guardando proprio agli anni ’80 e ai loro suoni. Martinez – e non Angelo Badalamenti come qualche burlone ha fatto credere taroccando i titoli di testa di una copia del film – accompagna il viaggio di un eroe senza nome, che al cavallo del west ha sostituito un’auto rombante, con il beat compulsivo del pop elettronico, con le melodie eteree e la produzione raffinate di quello che tre anni fa veniva chiamato dream pop passando poi le vie oscure, quasi esoteriche del trance elettronico contemporaneo.
La partitura dell’autore spazia appunto in questa direzione sottolineando il lato drammatico della vicenda, togliendo all’iper-violenza del film ogni gusto pulp per restituirne uno nichilista, se non mélo: la sospesa Rubber Head, la tensione di Kick Your Teeth, la cupa paura di Skull Crishing. Diverso è il discorso delle bellissime canzoni, spesso scelte a contrasto: Nightcall di Kavinsky & Lovefoxxx, col suo incedere ammiccante e cadenzato, e la splendida A Real Hero di College (featuring Eletric Youth) sono già brani di culto, ma come non amare Oh My Love di Riz Ortolani che segna la scena nell’ascensore o il groove incredibile di Tick of the Clock di The Chromatics che segna l’impressionante sequenza d’apertura Martinez sa restituire in modo encomiabile il gioco di citazioni, rimandi, suggestioni del film, senza tradurli in un modernariato del pop né in una svendita al gusto retrò, ma interpretando in musica l’idea di cinema del film, e cogliendo lo spirito di un’ispirazione ma soprattutto di un sentimento. Cosa che da una pellicola così violenta non ci aspetteremo.