Italian Graffiti – Percorsi italiani nella (s)memoria cinematografica collettiva a cura di Massimiliano Schiavoni
Nei prossimi giorni al Torino Film Festival Ettore Scola sarà insignito del premio alla carriera. Un riconoscimento importante da un festival che negli ultimi anni ha saputo ritagliarsi uno spazio di primissimo piano per prestigio e qualità delle proposte cinematografiche. Ettore Scola è forse una delle incarnazioni più emblematiche del cinema italiano. E’ il suo percorso artistico e professionale a rispondere in modo pregnante alla natura del nostro cinema, in particolare alla prassi cinematografica della generazione a cui Scola appartiene. Più giovane degli altri maestri della commedia, Ettore Scola viene formandosi infatti quando l’industria cinematografica italiana vive il suo momento più florido, e proprio in quelle strutture consolidate Scola compie la sua gavetta. In tal senso è significativo il suo esordio alla regia, Se permettete parliamo di donne, disponibile in dvd CG Home Video. Dopo esser stato soggettista e sceneggiatore per i maggiori autori della nostra commedia (scrisse anche, tra gli altri, Il sorpasso e Io la conoscevo bene, tra le massime punte di tutta un’epoca creativa), Scola passò dietro la macchina da presa per un prodotto del tutto in linea con le richieste e le attese del nostro mercato di allora. Si tratta infatti di un rapido film a episodi, tutto centrato su Vittorio Gassman, che salta da un breve bozzetto all’altro incarnando varie tipologie di maschio italiano, ovviamente sempre distorto e ingigantito in grottesco. Un campionario di gallismi, avvitati intorno a una serie di paradossi, in cui il sesso è mancato, o differito, o trascurato in favore di esigenze ancor più primarie (fame, denaro, un passaggio in macchina…).
Spesso il respiro narrativo non va al di là dell’innocua barzelletta, totalmente affidata alle doti camaleontiche di Gassman, secondo quella consolidata retorica del “mostro” sociale che già Scola sceneggiò pochi mesi prima negli sketch fulminanti di I mostri. Il successo era garantito dalle divertenti caratterizzazioni e dal parterre femminile, qui ben rappresentato da una bella di turno per ogni episodio (Sylva Koscina, Antonella Lualdi, Eleonora Rossi Drago, Giovanna Ralli…). Per il buon peso, in un episodio fa capolino anche Walter Chiari, sottoutilizzato come spesso gli capitava. Un prodotto di vaglia, insomma, in cui però Scola mise alla prova la propria professionalità. Fa impressione, a posteriori, confrontare un esordio simile con le opere mature degli anni ’70 e ’80, ma al contempo Se permettete… testimonia un percorso che prima di tutto è stato professionale nel senso più puro del termine. Aderendo senza remore all’industria, Scola compie infatti un primo passo verso la scoperta della propria personalità artistica, che resterà comunque radicata in umori ed espressività della commedia all’italiana. Le sue opere più personali, infatti, mostreranno spesso il medesimo orizzonte del reale, osservato magari con un sensibile margine di autocoscienza. Fatta eccezione per certi trasalimenti accademici anni ’80, sollecitati anche da una vivace attività coproduttiva con la Francia, Scola non abbandonerà mai lo sguardo penetrante su situazioni e caratteri della nostra commedia migliore. Anche in opere intense e piuttosto aliene alle logiche del genere (Una giornata particolare), l’approccio verso le figure umane evocate si conserverà schietto e popolare. Qua e là fin troppo netto e programmatico. Ovvero, pregi e limiti della commedia all’italiana, che in Se permettete… emergono nella loro veste più immediata e commerciale.
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