Dalla nostra inviata LAURA CROCE
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Un certo tipo di cinema italiano, quello intellettualmente un po’ autocompiaciuto e mal celatamente radical chic, sembra dimostrare un interesse irresistibile e inesauribile verso alcune tematiche come la scuola, gli adolescenti, la difficoltà nel trasmettere alle nuove generazioni la passione per quella cultura con la C maiuscola di cui spesso si fa vessillo ideologico e politico, oltre che un discreto vanto personale. Anche Scialla!, esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore Francesco Bruni, è completamente sopraffatto da questa attrazione fatale, che lo porta a indagare col registro della commedia, più o meno sofisticata, l’universo per definizione problematico dei giovani, del loro linguaggio povero e gergale, del loro disamore rispetto ai valori dello studio, della famiglia e dell’educazione.
Punto focale della storia, creata dallo stesso regista, è la convivenza forzata tra un ex-professore di italiano, Fabrizio Bentivoglio, e un adolescente sulla classica cattiva strada (gang, droga e botte) che il caso vuole sia anche un figlio di cui ignorava completamente l’esistenza. Preso solo da box, hip hop e dal suo giro di cattive compagnie, il ragazzo sembra destinato non solo alla bocciatura e ad essere cacciato dal liceo che frequenta, ma soprattutto a infilarsi in guai davvero seri. A salvarlo interverrà però il recupero del fondamentale rapporto paterno, nonché la scoperta scioccante che il rispetto dei boss di quartiere non si ottiene solo a suon di sparatorie ma anche di versi di Pasolini. Una bella lezione anche per l’annoiato e sciatto ex-prfessore, ormai caduto in un letargo intellettuale che lo costringe a guadagnarsi da vivere come ghost writer di biografie di dubbi personaggi dello show biz. Come la pornostar tirata a lucido interpretata da Barbora Bobulova, pronta a concedergli più di un’attenzione, non solo erotica ma anche umana.
Data questa rete di personaggi, l’impianto da commedia di Scialla! funziona in maniera abbastanza efficace. Non mancano le gag divertenti giocate sulla distanza esistenziale e culturale tra il personaggio di Bentivoglio e gli altri con cui si trova a interagire. La prova attoriale del protagonista è anche interessante, laddove cerca di caratterizzare in modo non troppo scontato la figura piuttosto trita dell’intellettuale decaduto e disilluso, senza più nessuna fiducia nei giovani, nell’educazione ecc ecc. Nonostante gli sforzi degli interpreti, e l’intuizione di spostare il discorso dalle mura scolastiche al contesto fluido e spesso confuso della famiglia odierna, il film di Bruni continua inesorabilmente a ricordare il filone de La scuola e Auguri Professore, che già sembrava un po’ sorpassato negli anni ’90. Il film però “sciallerà” di sicuro al Lido, cioè aprirà con estrema tranquillità la sezione Controcampo Italiano, dove non è improbabile che venga apprezzato il suo gusto pedagogico e il suo tentativo di “parlare giovane” a partire dal titolo, quasi un omaggio a un noto album degli Amici di Maria de Filippi.
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