Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco
La comunità gay, oltre che al look e a un certo tipo di icone, si è sempre raggruppata attorno a un preciso stile musicale, intorno a un gusto sonoro preciso e compiuto, in un certo senso. Lo dimostra inequivocabilmente anche Good As You, la commedia brillante di Mariano Lamberti (la prima gay comedy italiana) che ai punti di riferimento di questa comunità fa riferimento tanto nei personaggi e nel racconto, quanto nelle musiche.
Curata da Michele Braga, la colonna sonora spazia con una certa versatilità e simpatia tra i generi, dalla dance dei club esclusivi al jazz, dalle canzoni delle “dive” fino ai più classici accenni di musica da film, condendo il tutto con il pizzico di malizia proprio della storia che Lamberti racconta.
Aperto dalla title track puramente da discoteca ed equamente diviso tra canzoni e brani strumentali, lo score passa con disinvoltura dal tono classico di Ospedale all’ottimo swing confidenziale di Some Extraordinary (cantata da Pierluca Buonfrate), dalle atmosfere sensuali di Be Yourself alla malinconia acustica di Coming Out, dando il meglio di sé con la forma cantata – come in How The Sun Can Shine o la reprise di Be Yourself molto ritmata – che con l’impianto più orchestrale che orecchia troppo Ozpetek e Almodovar.
Non può mancare – sui titoli di testa e coda – l’omaggio alla femminilità vista dall’occhio omosessuale: The Lady in the Tutti Frutti Hat, classico (si fa per dire) di Carmen Miranda rivisitato dalla gemelle Kessler con fare ironico. Chiusura perfetta di un film non riuscito, ma di un chiaro messaggio sociale che potrebbe, se lo volesse, diventare anche il manifesto nostrano di uno stile di vita. O almeno di musica.