“Mi hai abbandonato”, questo è il peggior colpa di Fabio (Francesco Di Leva) – camicia nera e convinto fascista-, agli occhi del fratello minore Andrè (Antonio Folletto) che, dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1957 va a cercarlo in Francia per riportarlo a casa, a Procida.
Il regista Tommy Weber, in Come prima – presentato in anteprima alla 16esima edizione della Festa del cinema di Roma –, punta l’attenzione soprattutto su questo aspetto, su una fratellanza complessa, che ha al suo interno tanto dolore, tante incomprensioni, tanti non detti. Interessato al tema ha trovato nel fumetto omonimo di Afred tutti gli elementi che voleva per il suo film.
Per la messa in scena, proprio per raccontare Fabio e André, utilizza soprattutto tanti campi medi che vedono i due protagonisti vicini, spesso pronti a scontrarsi anche fisicamente (oltre che verbalmente) solo per avvicinarsi uno all’altro, forse alla ricerca di un abbraccio che stenta ad arrivare. Un abbraccio al quale hanno paura di abbandonarsi.
“Ognuno prende parte alla sofferenza di Cristo a modo suo” afferma il prete che i due giovani incontrano lungo il cammino e proprio durante il viaggio per superare il confine e attraversare mezza penisola, i due fratelli dovranno capire come elaborare ciò che gli è successo nei diciassette anni di lontananza e forse, chissà, perdonarsi a vicenda.
Casa non è in Liguria (alle Cinque Terre) come nel fumetto ma Procida perché il regista, confessa nella nostra intervista, ama molto L’isola di Arturo di Elsa Morante e l’isola protagonista del romanzo. Inoltre raggiungerla significa per i suoi personaggi attraversare un’altra frontiera, un ultimo passaggio per provare a ritrovarsi come fratelli.
giovanna barreca