Iginio Straffi colpisce ancora, ma non per forza in senso buono
(Dal nostro inviato Emanuele Rauco)
29/10/10 – Che Iginio Straffi sia un genio del commercio è una delle poche verità industriali del nostro paese: un prodotto come le fatine Winx, da qualche anno macina fatturato e incassi stupefacenti, conquistando il mondo (i prossimi film e serie tv verranno co-prodotti dalla Nickelodeon di Spongebob, Avatar e I pinguini di Madagascar) e diventando il primo marchio in licenza italiano. Premessa indispensabile per capire il fenomeno Winx che arriva col secondo film per il grande schermo, presentato in anteprima al 5° Festival internazionale del film di Roma, addirittura in tre dimensioni. Senza che la solfa cambi.
Bloom e Sky ormai sono felici nel loro regno, tanto che lui chiede alla fatina di sposarlo, ma il padre gli fa cambiare idea: perché? E cosa hanno a che fare con questo segreto le Trix e le streghe antenate che vogliono eliminare tutta la magia positiva? Straffi scrive, con Mauro Uzzeo e Francesco Artibani, dirige e produce un seguito stereoscopico del film del 2008, puntando ancora di più sull’aspetto fantasy e avventuroso, ma non facendo molti passi in avanti. Messi da parte infatti gli stucchevoli dilemmi sentimentali del primo lungometraggio, il film si pone da subito come scontro “atavico” tra fate e streghe, tra visioni diverse della femminilità e racconta di ragazzine guerriere – a differenza dei loro uomini – che però amano fare shopping e persino fare i lavori di casa. Ma Straffi ha tutti e due gli occhi puntati sul marketing perciò, oltre a colpire cerchio e botte, plagia tutto l’immaginario recente da Harry Potter ad Avatar, pensa ai pupazzetti, ai giocattoli e al parco giochi da vendere e rende impossibile la partecipazione a chiunque sopra gli 8 anni (e anche i maschi sotto).
Un film sgangherato nei disegni, nelle canzoni alla rinfusa, nella costruzione narrativa, nelle brutte gag, che visivamente ricorda alcuni prodotti anni ’80 con l’aggiunta di un effetto 3D meno brutto di altri prodotti miliardari (L’ultimo dominatore dell’aria, per esempio) e di una selva di colori e toni indigesti ai più, ma per cui le bimbe andranno in estasi.