Ricky Tognazzi torna al cinema, chiamando a sé Alessandro Gassman per un ruolo sofferto
(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)
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31/10/10 – Ricky Tognazzi torna alla regia cinematografica con Il padre e lo straniero, Fuori Concorso al 5° festival internazionale del film di Roma, un film tratto dal romanzo omonimo di Gianni De Cataldo che ha anche collaborato alla sceneggiatura. L’ipotesi su cui lavora la pellicola di Tognazzi potrebbe anche avere un suo motivo d’interesse e una sua necessità, l’idea cioè di inserire un discorso di tolleranza razziale all’interno di un meccanismo classico da thriller, facendo dunque venir meno l’ “autorialità” ossessiva di molti nostri registi, pur salvando in qualche modo l’ “impegno civile”. Tutto si gioca infatti su di un meccanismo amicale tra un italiano (Alessandro Gassman) e un arabo (interpretato dall’egiziano Amr Waked) che, nelle intenzioni, dovrebbe dare a Il padre e lo straniero anche delle coloriture da buddy movie. Ma le cose, purtroppo, restano sul piano delle buone intenzioni; Il padre e lo straniero infatti viene presto inficiato da diverse pecche: da un lato la regia di Ricky Tognazzi che alle volte è troppo insicura (e che “scade” nel ralenty per mostrare anche solo una facile scena d’azione) e dall’altro l’impressione pressoché costante che Gassman fatichi a trovare il giusto tono da dare alla sua recitazione (troppo spesso tende a trasformare le battute in commedia pura, quando invece avrebbe dovuto lavorare di più sui mezzi toni).
Ma, su tutto, prevale la sensazione che il film si perda in troppe direzioni: alla lunga risulta infatti quasi posticcio il motore stesso che dà il via a Il padre e lo straniero e cioè la grave sindrome di down di cui soffrono i figli dei due protagonisti, che permette perciò ai due papà di conoscersi. Questo elemento, che riveste un peso importante nella prima parte del film, viene pian piano sommerso da una seconda parte puramente di genere. Perciò, qualcosa è decisamente di troppo: o il tema della paternità di fronte a una malattia o quello dell’amicizia tra due persone rappresentanti due diverse culture o, ancora, il contesto addirittura da intrigo internazionale con tanto di agenti segreti e attentati.
Però, in effetti, forse in un buon poliziesco americano si sarebbe riusciti a tenere tutto insieme. Proprio qui allora si giocano le virtù e i difetti de Il padre e lo straniero: il lodevole tentativo di metter su un film di genere e la sconfortante dimostrazione che il nostro cinema oggi ha perso davvero troppo terreno per poterlo fare.