Roma: i Rom di Fanny

30/10/10 - Dalla voce della regista-attrice Fanny Ardant, scopriamo com’è nato il cortometraggio “Chimères Absentes”...

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

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30/10/10 – Dalla voce della regista-attrice Fanny Ardant, scopriamo com’è nata l’idea di un cortometraggio ambientato in un’Italia di qualche decennio fa’ che però, esattamente come oggi, caccia i bambini indigenti e stranieri dalla mensa di una scuola pubblica. Un paese che per ignoranza e per paura smette di essere un crocevia di razze e di culture ma si ghetizza e violenta se stesso. Fanny Ardant con la passione di una grande artista, si è donata al progetto Then and now – Beyond Borders and differences che raccoglierà gli sguardi di diversi cineasti (Tata Amaral, Masbedo, Idrissa Ouedraogo, Wilson ecc) sui temi della tolleranza e della consapevolezza della complessità delle culture.

Chimères Absentes girato nel borgo i Formello, alle porte di Roma, regala alla storia un’ambientazione volutamente retrò ma comunque sospesa in un tempo e in uno spazio indefinito. Nel film c’è la storia della piccola Rom Sonietchka, espulsa da scuola perché indigente. Lo zio protesta (Francesco Montanari) e la maestra di musica Malvina per reazione manda al preside (Paolo Triestino) una lettera di dimissioni e lascia la scuola, lascia –come sottolinea la voce narrante – un luogo dove la sua presenza è superflua per andare ad insegnare nel prato del campo Rom. Nella favola messa in scena c’è il muro creato dalla comunità dei genitori dei compagni di scuola di Sonietchka che si scontra fortemente con l’apertura mentale della maestra, che è pronta ad accogliere l’altro, a scoprire la complessità, la ricchezza e la libertà della tradizione. Dalle parole della regista vi sarà possibile capire l’importante gioco di contrasti visivi creato in collaborazione con l’ottimo direttore della fotografia.

L’articolo 18 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo afferma che “Ognuno ha diritto alla libertà di espressione, di pensiero e di religione” ma, purtroppo, nell’Europa Occidentale sembrano sempre più parole prive di fondamento per molti. E ben venga se un piccolo corto realizzato con grande sensibilità da un’attrice che in tanti anni di carriera ha avuto la possibilità, attraverso tanti ruoli diversi e complessi, di raccontare il suo Paese, ci ricorda a quale deriva stiamo portando la nostra società. L’infamia e la vergogna che sarà difficile cancellare dai libri di storia. Grazie Fanny Ardant.