Soddisfazione per il miglior film a Kill Me Please, prevedibile il premio a Servillo
(Dal nostro inviato Emanuele Rauco)
08/11/10 – La chiusura del 5° festival internazionale del film di Roma ha cercato di risalire la china per compensare un’edizione deludente, in cui si sono evidenziate le lacune progettuali della manifestazione, che ha presentato una percentuale di buoni film – rispetto al totale – poco interessante. Proprio la premiazione, momento istituzionale per eccellenza, ha riservato piacevoli sorprese: Kill Me Please, il miglior film in concorso all’unanimità, ha vinto il Marc’Aurelio d’oro come pellicola più bella, sfidando l’impatto delirante e anarchico del film (“una giuria punk”, ha ringraziato Olias Barco, il regista) e battendo una fedelissima dei premi come Susanne Bier che col suo Heaven – In a better world ha vinto il Gran premio della giuria e il premio del pubblico. Scontato, ma anche meritato, il premio a Toni Servillo per Una vita tranquilla di Cupellini, mentre più fantasioso il premio all’interpretazione femminile per il cast di Las buenas hierbas. L’iracheno Dog Sweat ha vinto la targa della presidenza della Repubblica per l’impegno civile, mentre <em>The Poll Diaries di Chris Kraus ha vinto il Premio speciale della giuria.
Anche la sezione Extra quest’anno è parsa un po’ sottotono e la dimostrazione sta nel premio dato a De Regenmakers come miglior documentario, sicuramente il meno bello del concorso. Quella di Mario Sesti però resta comunque una sezione curiosa e viva, che va ad annate: non come la selezione ufficiale e il concorso, che a parte qualche rara perla, vive nell’indifferenza e nel torpore di un festival che fatica a essere qualcosa più di un tentativo.