Ring: festival della critica

06/09/10 - “Ring! è nato perché da una trentina d’anni c’è ad Alessandria un premio per giovani aspiranti critici...

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

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06/10/10 – “Ring! è nato perché da una trentina d’anni c’è ad Alessandria un premio per giovani aspiranti critici, il premio “Adelio Ferrero”, che nel suo genere è il più importante nel nostro paese. Dal “Ferrero” sono ormai passate alcune generazioni di critici che, quando hanno scritto saggi e recensioni per il “Ferrero”, erano giovani e poi sono diventati presenze importanti nel panorama critico italiano. Otto anni fa’, la direzione del Teatro di Alessandria, chiese ai membri della giuria del premio di inventare qualcosa, una manifestazione, un festival che potesse accompagnare la giornata di premiazione” racconta Bruno Fornara (direttore artistico insieme a Nuccio Lodato, Luca Malavasi e Lorenzo Pellizzari), per spiegare com’è nato il festival che ormai da 9 anni è un appuntamento tra i più interessanti del panorama nazionale. Qui per alcuni giorni di ottobre (quest’anno 1-2-3 ottobre), le voci più importanti della critica cinematografica, si incontrano o meglio si scontrano su un palco per mettere a confronto opinioni divergenti sulle questioni più incombenti che oggi riguardano la settima arte.

Ad iniziare, quest’anno, dopo l’abbuffata di cinema 3D che da alcuni anni sta trasformando anche le sale della penisola (ma che non è sicuramente un’invenzione nuova), il match su “Il 3D è il futuro? Che futuro ha il 3D? Lo sfondamento dell’immagine può davvero rinnovare il cinema?”. A scontrarsi Paolo Mereghetti e Bruno Fornara contro Fabrizio Tassi e Michela Fadda. Sabato: “Ma dove vai, Tim Burton? Da La fabbrica di cioccolato ad Alice in Wonderland il regista creatore di mondi gotici e fantastici è giunto ormai al manierismo, alla replica di se stesso?”. A dire la loro, Simone Spoladori e Massimiliano Spanu vs Luca Malavasi e Roy Menarini. Domenica: “Fiaschi e trionfi della Commedia all’italiana” un genere amato dal pubblico e odiato dai critici. Volgarità e intrattenimento compiaciuto, la commedia italiana ripete inerte gli stereotipi della società. Esistono gli eredi di Monicelli, Comencini, Risi, Germi? Ne hanno discusso Pier Maria Bocchi, Silvia Colombo, Filippo Mazzarella e Morando Morandini. Uno speciale shadow boxing, assolo autocritico davanti allo specchio, è stato poi dedicato a Roberto Cotroneo, scrittore e critico letterario.

Tanti gli ospiti: da Elisabetta Sgarbi a Michelangelo Frammartino che hanno animato le prime due serate dialogando col pubblico e mostrando, la prima, due lavori che ripercorrono e riscoprono l’opera del fotografo Ghiri e del pittore tedesco Mathias Grunewald (Deserto rosa e Apparizioni), e il secondo il capolavoro mostrato a Cannes Le quattro volte. Allegata al programma c’era infine una piccola pubblicazione “Ciak (si intervista)!”, a cura di Luca Malavasi, che, attraverso le domande degli studenti del corso di critica cinematografica tenuto presso lo IULM di Milano, come egli stesso afferma nella prefazione “ha fatto il punto della situazione sullo stato della critica, sugli eventuali criteri che orientano il lavoro del critico ma anche compreso meglio il profilo di una professione (non da tutti vissuta come tale), il suo ruolo ‘sociale’ (e molto spesso privato) e, non da ultimo, il suo statuto inevitabilmente ambiguo, perché sempre in bilico tra mestiere e passione, lavoro e godimento”.

Quindi un festival vetrina e un festival nello stesso tempo studio e analisi approfondita. Al festival inoltre è legata la mostra “uomini con la macchina da presa” del critico Lorenzo Pellizzari, che negli anni ha raccolto immagini di set. Qui 70 scatti che ci mostrano i registi accanto alle loro cineprese, tutte macchine diverse per epoche e per sperimentazioni cercate da autori come Spielberg, Bellocchio, Bunuel. “Evoluzione del mezzo lungo un settantennio del nostro immaginario, evoluzione che non sempre si accompagna a quella della specie in questione” precisa Pelizzari. Il titolo della mostra è logicamente un omaggio al film “L’uomo con la macchina da presa” di Dziga Vertov che celebrò la simbiosi tra uomo e oggetto del riprendere e che ad Alessandria sarà riproposto nella serata conclusiva con accompagnamento musicale dal vivo su partitura originale di Silvia Belfiore.