Italia, 1944. A Villa La quiete, una grande tenuta sui colli bolognesi, vive la famiglia composta dal Duca Pier Donato Martellini, da sua moglie Duchessa Romola Valli, dal figlio Jean Jacques e da una servitù ridotta ai minimi termini. Più che vivere, la famiglia sopravvive, a se stessa, all’indigenza, alla necessità sempre più pressanti. Lo status di nobili ha sempre impedito loro di lavorare, per cui è accolto come una insperata fortuna l’arrivo di un uomo e due donne: si tratta di ebrei in fuga dai rastrellamenti tedeschi e in cerca di un rifugio. Dopo una iniziale incertezza, l’uomo, Beniamino, rivela di poter pagare l’ospitalità: un lingotto d’oro per ogni mese di permanenza è l’accordo che viene trovato…
Alla fine, nonostante i due interpreti principali conservino un ruolo di assoluta preminenza, ci si trova di fronte ad una storia corale. Almeno una decina di altri personaggi animano le pagine della vicenda, oltre ad apparizioni di minore peso ma certo importanti per ‘segnare’ il pass del copione: sono piccole, rapide apparizioni (Gianni Morandi, Roberta Capua, Carlotta Miti, fino all’ex allenatore Franco Colomba, cui tocca la difesa del grande Bologna di quel periodo, “squadrone che tremare il mondo fa”).
I ruoli aumentano al punto tale che quella che era cominciata come una fotografia dinamica e svagata di un teatro di guerra insolito si trasforma in un palcoscenico confuso e incontrollabile, dove nessuno possiede più una logica e ogni azione avviene svincolata da quella successiva. Le maschere cominciano a prendere il sopravvento, ognuno agisce spinto da una logica non controllabile e tutto procede verso una conclusione pirotecnica nella quale i generi si mescolano oltre ogni previsione: storico, avventuroso, grottesco, drammatico. In una parola, tosto ma indeciso.
Non è tanto l’indecisione nel tono da scegliere a frenare il ritmo di Nobili bugie, è che l’esordiente Antonio Pisu inciampa troppo spesso in un umorismo che gela il sorriso e trattiene la commozione. Allora è giusto e doveroso emozionarsi solo per i due attori principali: il 91enne Raffaele Pisu, la quasi ottantenne Claudia Cardinale, monumenti entrambi di un modo serio e affidabile di fare spettacolo, di recitare e ‘vivere’ la finzione.
Massimo Giraldi per cinematografo.it