A Cagliari, la vita e l’attività parallela da un lato dei frati cappuccini, impegnati nei riti della Quaresima, e, dall’altro, dell’Associazione ARC, espressione della comunità L.G.B.T.Q., alle prese con le iniziative della Queeresima. Peter Marcias, regista di questo Silenzi e parole, si muove con delicatezza e discrezione tra due realtà apparentemente incomunicabili e differenti, sovrapponendo ritmi temporali e squarci di vita sotto il profilo unificatore del proprio sguardo. La chiave di lettura che permette di districarsi tra la descrizione dell’impeccabile ritualità cappuccina, scandita dalla liturgia, e l’attivismo dell’associazione ARC, impegnata in dibattiti e conferenze, è la riflessione, tacita e sotterranea ma non per questo meno potente, sul tema dell’Incontro.
Nel tempo di papa Francesco, i silenzi dei frati e le parole degli attivisti rispondono all’invito del Pontefice ad aprirsi verso le periferie; il bisogno di riconoscimento, la meditazione sul concetto di naturalità delle inclinazioni e il dialogo con il restante mondo dell’associazionismo senza porre barriere di sorta non possono, infine, non trovare un necessario rispecchiamento nell’impegno quotidiano dei frati a beneficio delle famiglie disagiate. E la meditazione si conclude, in questo pezzo di cinema del reale (con la speranza di una prosecuzione nella vita di tutti i giorni), con la suggestiva processione del Venerdì Santo cui partecipa l’intera comunità cristiana di Cagliari, affiancata dalla fiaccolata laica dell’Associazione Arc, organizzata a conclusione di tutte le attività svolte durante la Queeresima. Entrambe due forme di ritualità a pieno titolo, tra i brevi e rari spazi in cui sembra possano ancora, nel silenzio, germogliare le parole dell’incontro.
Gianfrancesco Iacono per cinematografo.it