Before We Vanish

Il maestro del J-horror Kiyoshi Kurosawa sta attraversando una fase di invidiabile fertilità creativa (viaggia ormai alla media di due film all’anno), come conferma Before We Vanish, presentato in Un Certain Regard di Cannes 70 pochi mesi dopo il passaggio a Toronto di Daguerrotype.

Stavolta siamo dalle parti dell’Alien Movie: tre extraterrestri, “ospitati” nel corpo di ormai defunti esseri umani, si trovano sulla terra in una missione di ricognizione che dovrà preparare la grande invasione. Detective, giornalisti e gente comune indagano ma quello che sembra più interessare il regista nipponico è il modo in cui gli alieni sperimentano l’essenza della vita umana di cui hanno preso possesso: il senso morale, l’idea di possesso, quella di famiglia.

L’invasione degli ultracorpi secondo Kurosawa trascende la componente più canonica e spettacolare del genere per rielaborare il filone in chiave esistenziale, a forte connotazione semiologica (gli alieni rubano i “concetti” ai propri ospiti per trasmetterli a quelli di loro). L’interesse per il linguaggio in campo sci-fi rimanda a quello pure mostrato da Villeneuve con i suoi extra-poliponi di Arrival, ma il senso, diametralmente opposto, è quello di un’appropriazione culturale unilaterale.

Dopo una partenza a razzo fortemente pulp, il film declina nella dark comedy grottesca e paradossale, con lampi di ironia e di elementare umanesimo. Una riscrittura del genere personalissima e lontana da qualsivoglia metafora politica. Con qualche lungaggine e un finale aperto, che sembra rimescolare le carte e lasciare allo spettatore l’ultima parola sul significato dell’opera.

 

Gianluca Arnone per cinematografo.it