Giovane carabiniere di umili origini, Luca ha un’aspirazione, diventare un ballerino. Per coltivare la sua passione, decide così di lasciare il piccolo paese della Puglia, in cui è nato e presta servizio, alla volta di Roma, dove il suo talento viene notato immediatamente da una scaltra produttrice che lo introduce in una prestigiosa compagnia di danza. Man mano che il sogno di una vita diventa realtà, Luca vede però le proprie ambizioni vacillare sotto il peso del conflitto tra i valori semplici della terra natìa e l’amore per la fedele e bella fidanzata Paola, e il seducente scintillio di un mondo, quello dello spettacolo, in cui ogni piccola soddisfazione ha il prezzo di una sfrenata competizione e malcelate rivalità. Diretto dall’italo-canadese Mark Bacci, al suo primo lungometraggio, Crew2Crew – A un passo dal sogno porta sugli schermi la vera storia del barese Francesco Cippone, che nei primi anni duemila scelse di abbandonare la divisa per intraprendere una brillante carriera mondiale insieme al noto gruppo di stripper statunitense California Dream Men. Il risultato è un prodotto a metà tra il dance movie – sulla scia dei vari Step Up e Save The Last Dance – e il melodramma sentimentale, nel quale l’afflato internazionale della confezione si scontra, in un irrisolto mélange, con il retroterra tradizionalista e nazionalpopolare dell’ambientazione italica.
Ed è proprio a questa natura ibrida che il film – comunque non privo di elementi interessanti – deve la sua incompleta riuscita, imputabile principalmente a una sottostima di quelli che sarebbero potuti essere i suoi peculiari punti forza. A partire dallo spunto biografico, che pur nella sua fedeltà non presta alcun cenno all’aspetto più curioso e accattivante della parabola di Cippone, la sua attività di spogliarellista, totalmente rimossa dalla storia, fino allo scarso spazio riservato alle performance di ballo, relegate in poche sequenze a dispetto del determinante apporto spettacolare. Allo stesso modo, la sceneggiatura confusa e a tratti lacunosa, cerca di destreggiarsi tra i vari fili della trama assecondata da un montaggio altrettanto caotico – ridotto a uno schizofrenico viavai, più panoramico-illustrativo che narrativo, da un luogo all’altro – finisce per dissipare gli aspetti di maggior rilievo della vicenda, quali il conflitto a fuoco che costò la vita al migliore amico di Luca, riproposto in diversi flashback a rimarcare la spinta verso l’esercito del ragazzo, e il tutt’altro che scontato fondo di malinconica disillusione sotteso al conciliatorio epilogo. D’altra parte sono però lodevoli l’entusiasmo e l’umiltà con cui Bacci si rapporta alla vicenda restituendone lo spirito con un semplice ma funzionale ricorso ai cliché dei generi di riferimento, mentre senza riserve si apprezza la prova del cast, frutto di un bizzarro assortimento nel quale trovano posto, accanto al protagonista, il poco più che esordiente Andres London, figli d’arte come Jordan Bridges e la bellissima Brooklyn Sudano (erede dell’attore Beau Bridges e nipote del più famoso Jeff il primo, della cantante Donna Summer la seconda), l’ex modella Kate Nauta, mentre lo stesso Cippone si concede un piccolo ruolo nel personaggio del losco Joe.
CATERINA GANGEMI