20 anni di meno

David Moreau racconta la scalata sociale delle cougar in una commedia fresca, piacevole e ben scritta.

Si chiamano cougar, dal coguaro di cui imitano l’atteggiamento e a volte l’abbigliamento. Sono le donne dai 35 in su che cercano storie, possibilmente sessuali, con uomini di 10 anni più giovani. Reiette un tempo, oggi socialmente apprezzate e stuzzicanti per gli uomini, tanto da aver dato vita a comunità, programmi televisivi e film. Come 20 anni di meno, 4° film di David Moreau, che proprio sull’ascesa sociale di donne in cerca di toy boy centra il proprio discorso.
Alice Lantins ha 38 anni. E’ bella, ambiziosa e totalmente dedita al lavoro al punto da aver dimenticato la propria vita privata. Per farla breve, ha tutte le qualità per diventare il nuovo capo redattore della rivista Rebelle, e la sua unica pecca forse è quella di apparire un po’ impacciata. Ma quando il giovane e affascinante Balthazar, che ha appena compiuto 20 anni, incrocerà il suo cammino, lo sguardo dei suoi colleghi cambierà decisamente. Capendo che quella è la chiave per ottenere la tanto agognata promozione, Alice fingerà di vivere un improbabile flirt sessuale. Scritto da Amro Hamzawi con il regista, 20 anni di meno è una tipica commedia rosa brillante, briosa, vivace e totalmente dentro i confini del genere, e anche per questo dotata di rassicurante piacevolezza.

Sulla scia di Mai stata baciata – in cui però la differenza d’età era un grave problema – e la serie Cougar Town, il film cerca di raccontare il cambio di ottica sociale e culturale sulle differenze di età in campo sessuale e sentimentale, con gli uomini anziani (anche dopo i casi Berlusconi e Strauss-Kahn) divenuti viscidi satiri e le donne invece libere e potenti. Senza addentrarsi in riflessioni socio-sessuali e antropologiche che non competono a Moreau, il film stuzzica un immaginario ormai consolidato per divertirsi su equivoci e gag, imbarazzi e finte personalità arrivando dove le commedie simili made in USA degli ultimi tempi non arrivano.
Ossia a comporre un prodotto medio, nobilmente industriale e fatto per il grande pubblico, che non scambia i propri spettatori per minorati: dalla sceneggiatura frizzante al tono registico sempre accurato fino alle prove freschissime di Pierre Niney e dell’irresistibile Virginie Efira, 20 anni di meno è un film commerciale che non scende mai sotto il livello base di intelligenza e competenza professionale. Si ride, ci si lascia trasportare, fa “innamorare” dei personaggi. Ossia tutto ciò che si chiede a una commedia del genere e che sempre meno spesso si riesce a ottenere.

EMANUELE RAUCO