Agli RdC Awards, i riconoscimenti ufficiali della Rivista del Cinematografo, premiati la Capotondi, Gifuni, Martone e Alexandre Desplat
(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)
11/12/10 – Si sono tenuti ieri, alla Sala Trevi a Roma, gli RdC Awards, serata di premiazione giunta alla settima edizione e organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo nell’ambito del Tertio Millennio Film Fest. Il premio “Diego Fabbri” al miglior saggio di cinema è andato a Patrizia Wächter per il volume Papà Leo edito da Bompiani, un libro dedicato per l’appunto al padre dell’autrice, definito nella motivazione del premio: “Illuminato impresario degli anni Sessanta e Settanta”.
Il Premio Navicella – Fiction invece, come lo scorso anno, è stato dato a due attori, Fabrizio Gifuni per il suo ruolo ne La città dei matti (e la scultura in cristallo realizzata da Tiffany è stata ritirata da Marco Turco, regista del film-tv dedicato a Franco Basaglia) e a Cristiana Capotondi, “per l’abilità nell’alternare televisione e cinema” e in particolare per il suo ruolo televisivo in Sissi. Il Premio Navicella – Cinema Italiano è invece andato a Noi credevamo di Mario Martone e, in luogo del regista napoletano impegnato alla Scala a Milano, sono saliti sul palco a ricevere il premio Andrea Bosca, Edoardo Natoli e Luigi Pisani (i tre attor “giovini” del primo episodio del film); a consegnarlo invece è stato Dario E. Viganò, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e direttore de La Rivista del Cinematografo, e dunque padrone di casa della serata. Viganò ha lodato Noi credevamo e si è detto compiaciuto per il successo di pubblico che il film ha avuto e sta avendo, tenendo a dire che in questo caso, vista l’iniziale scarsa distribuzione in sala (in meno di 30 copie, poi arrivate quasi a 80): “il pubblico ha educato il mercato”.
La serata di premiazione è stata chiusa con il premio alla colonna sonora al francese Alexandre Desplat, capace di passare dal comporre musiche per Jacques Audiard (compreso il recente capolavoro Il Profeta) e di attraversare l’oceano per lavorare alle più gigantesche produzioni hollywoodiane degli ultimi tempi (Twilight e Harry Potter, tra gli altri).
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