Di diseredati e d’oppressi e d’altri clichè
08/08/10 – Il sottotitolo è eccessivamente negativo. Il secondo lungometraggio a soggetto del perennemente esordiente Daniele Gaglianone non è un pungo nello stomaco, come forse in molti avranno scritto e scriveranno, ma un cazzotto sugli occhi. Certo, il filo della narrazione, sintetizzato in poche parole, sembra riservare poche sorprese, meritare poco interesse. Ma il cinema, a differenza di quello che pensano e dicono in tanti, non è prima di tutto fatto di “storie”. Le storie però hanno un loro peso e quasi di più ce l’hanno gli ambienti, le situazioni. La “Torino nera” che Gaglianone sceglie per il suo film è una sobborgo della disperazione un po’ troppo facilmente presagibile, più che vero, verosimile, il che non è proprio la stessa cosa. Però il regista sceglie due volti che si fanno lavorare e lavorano sul grande schermo con enorme efficacia – sono le facce un po’ di pietra, un po’ di carne e un po’ di gomma del protagonista e della ragazza che gli si avvicina dopo la prima metà del film: uno è lo strumento d’un cabarettista, l’altro un oggetto misterioso e indecifrabile -, prende spazi urbani visivamente esausti e inerti e li trasforma in visioni emozionanti, sta addosso ai personaggi per tutto il tempo del film senza concedersi tregua, costruisce ogni inquadratura come immagine in tensione, ogni passaggio di tempo come acme quasi insostenibile.
Se allora l’orizzonte scelto non sembra così interessante, fortissimo e necessario appare invece il modo di guardarci dentro, di tagliarlo, farlo a pezzi sempre più piccoli. Mostrando una violenza sorda e cieca alla quale anche chi regge i precari equilibri di un groviglio di relazioni miserabili e funeste alla fine si trova costretto ad aderire.
Produzione: Italia 2010
Regia: Daniele Gaglianone
Cast: Pietro Casella, Francesco Lattarulo, Fabrizio Nicastro, Giuseppe Mattia, Diego Canteri, Carlotta Saletti
Durata: 80′
Genere: drammatico
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita: 20 agosto 2010
