Al Festival di Pesaro, la supponente ribellione dei giovani Russi verso l’ortodossia, anche religiosa
(Dalla nostra inviata Lia Colucci)
23/06/10 – Uno dei fenomeni più evidenti della fine del Comunismo in Russia è stato quello del riaffermarsi di un forte potere ecclesiastico, rappresentato dalla chiesa ortodossa. Questo potere ha risvegliato nei giovani un sentimento di protesta che era ovviamente sopito negli anni del regime, ed è proprio attraverso la chiave della denuncia che si può leggere Oxygen, il film russo in concorso alla 46° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – Pesaro Film Fest. Ambientato in uno studio di registrazione musicale e montato come fosse l’insieme delle tracce di un CD, il film commenta il testo di dieci frasi estrapolate dai Dieci Comandamenti, mentre due ragazzi manifestano l’impossibilità di tenere fede ai medesimi comandamenti e ne denunciano tutta l’ipocrisia.Tutta la pellicola è basata sull’omonima pièce teatrale del regista Ivan Vyrypayev, ed è una riscrittura multimediale che fonde la musica pop con il linguaggio teatrale, il videoclip e la musica rap. Si tratta sicuramente di un esperimento interessante, se non fosse per eccessiva supponenza del film che finisce con il complicarsi la vita mescolando l’attacco alle Torri Gemelle, gli usi e costumi ebraici e mussulmani, per non parlare delle continue sterzate verso una metafisica sin troppo invadente che toglie spazio all’idea originale: quella dell’ossigeno come fonte di vita. Ossigeno che segna il passo di tutta la pellicola e che diviene più importante anche dell’amore. Per esso si uccide, si ama, si tradisce. Insomma diventa la fonte di tutto. Restasse in questi termini, il film potrebbe rappresentare una realtà giovanilistica interessante, correlata da immagini innovative, ma purtroppo non riesce a scappare dalle vecchie trappole ontologiche ed è questo il suo limite.