Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a cura di Caterina Gangemi, al doppiatore d’eccezione del film:
Il mondo nerd trova terreno fiorente nel genere della commedia, attraverso il quale negli ultimi anni il cinema americano ha saputo modellare una chiave originale di rielaborazione filmica e artistica. Attraverso il viaggio on the road di due sfigati scrittori di fumetti che visitano i luoghi storici dei rilevamenti alieni in America, Greg Mottola compie un vero e proprio omaggio alla cultura americana e in particolare al cinema di Spielberg e Cameron, intriso a sua volta di essa. Un’opera che mescola i sottogeneri del cinema – on the road, fantascienza, fumetto – che, per quanto volutamente infarciti dei suoi meccanismi standard, trovano nella narrazione vintage un’estetica di scanzonata sensibilità. E così, fra bigotti che tengono la bibbia in una mano e il fucile nell’altra, ragazze guerce che portano magliette in cui Gesù uccide Darwin per poi, grazie alla magia aliena, redimersi dalla religione per scoprire il valore delle imprecazioni e della fornicazione, buzzurri omofobi che amano fare la voce grossa, i due protagonisti devono salvare dai cattivi del governo che lo stanno cercando un simpatico e irriverente alieno di nome Paul (in originale doppiato da Seth Rogen, in italiano da Elio delle Storie Tese). I cliché messi in gioco fungono da veicolo di scardinamento bonario sia del cinema americano che della sua cultura e Mottola e i due attori protagonisti-sceneggiatori – Simon Pegg e Nick Frost – fanno un lavoro raffinato e sotterraneo, compreso un omaggio di Sigourney Weaver (la Ripley della serie di Alien), nella distribuzione delle citazioni.
Ne viene fuori una struttura narrativa ben oleata e divertente infarcita quel tanto che basta di battute cinefile. Un film che trova un target in coloro che hanno amato e sono cresciuti con E.T. l’extra-terrestre, Incontri ravvicinati del terzo tipo , Alien e tutti quei film anni Ottanta un po’ malinconici che mettevano a confronto gioventù e diversità nonché tutto lo spirito fiabesco della magia (al cinema) di un Paese come la provincia americana. Ma la cosa buona di questa pellicola è che non si prende mai sul serio riuscendo così a far interagire con grande estro e senza velleità la sua doppia funzione ludica, quella dell’intrattenimento e quella dell’arte. Risulta forse ridondante ripetere che questa forma di operazione filmica recentemente esce bene più a leve di formazione britannica e/o televisiva che indigene? Infatti, come Matthew Vaughn con il mondo dei supereroi in Kick-Ass e l’amico e collega Edgar Wright con i videogiochi Scott Pilgrim vs. the World, anche Pegg e Frost provengono dalla fucina del tubo catodico britannico. Una sceneggiatura, la loro, che si combina bene con lo sguardo indie del regista statunitense di Adventureland, Greg Mottola, che concede al film una preziosa impronta “geografica”, così come il nutrito cast di comprimari – Jason Bateman, Jeffrey Tambor, Kristen Wiig, Blythe Danner, la voce di Seth Rogen (eccellenti) – un’identità facciale e vocale del genere di comicità di cui stiamo parlando. Un piccolo gioiellino già destinato a diventare un cult negli anni, che probabilmente troverà il suo terreno fiorente nel mondo dell’home video e della pay-tv più che della sala. Colpa della cattiva ricezione di queste pellicole nei circuiti distributivi, condannate al triste destino delle uscite tecniche come già nel caso di Hot Fuzz e Shaun of the Dead.
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