Niente può fermarci

Il secondo lungometraggio di Luigi Cecinelli, è una commedia giovanile all'americana che si scontra con il cinema dei Vanzina. Nel cast Eva Riccobono.

Ragazzi in fuga in cerca di sesso. E’ la trama di un’infinità di commedie americane che non ha praticamente mai trovato emuli in Italia, come se i giovani nostrani non avessero gli stessi impulsi. Così Niente può fermarci, il secondo film per il cinema di Luigi Cecinelli (Visions) cerca di porvi rimedio, peccato lo faccia seguendo scie deleterie.
Quattro ragazzi, un’auto rubata, un viaggio che li porterà a vivere un’esperienza irripetibile. Il narcolettico Mattia, l’internet-dipendente Augusto, l’ossessivo compulsivo Leonardo, e Guglielmo, affetto da sindrome di Tourette, si incontrano a Villa Angelika, dove hanno deciso di ricoverarsi per curare i loro disturbi. Ma l’estate è lunga e si prospetta noiosa in clinica, così i quattro decidono di lasciarsi tutto alle spalle, rubare la macchina del direttore, e partire alla volta di Ibiza. Il loro viaggio on the road li porterà a vedere posti nuovi, conoscere Regina, una ragazza in fuga da una storia d’amore finita male, superare i propri limiti e scoprire nuove sensazioni. I genitori, sulle loro tracce, si renderanno ben presto conto di quanto invece siano orgogliosi dei loro figli, unici nelle loro “stranezze”. Scritto dal regista con Ivan Silvestrini, Niente può fermarci è una commedia on the road giovanilista che cerca gli elementi chiave del genere nella sua declinazione USA, con l’aggiunta del disturbo mentale, ma che poi fa pasticci con i residui del cinema dei Vanzina (il produttore e direttore della fotografia Claudio Zamarion ha spesso collaborato coi fratelli) e la sitcom come canone narrativo ed estetico.

Il centro del film è ovviamente quello dell’emancipazione, della scoperta di un’identità che vada oltre i propri limiti, anche se forti come i disturbi psichici, e oltre la protezione dei genitori. Un’emancipazione che passa, grazie al cielo nel bigotto panorama italiano, attraverso il sesso e la seduzione, attraverso una libertà di costumi liberatoria che vede protagoniste le donne del film, libere e felici anche quando legate sentimentalmente (la Gloria di Eva Riccobono, in procinto di sposarsi eppure…). Quello che non funziona mai però è il film in sé, che cerca di conquistare il pubblico dei teenager attraverso attori giovani con cui identificarsi, senza considerare però l’appeal televisivo del film, che difficilmente spingerà i ragazzi alla visione in sala.
E questo meccanismo produttivo mostra la corda proprio nella realizzazione del film: la sceneggiatura mette insieme un pretesto sulla carta vincente con una scrittura greve, gag da show televisivo e snodi raffazzonati; la regia, per nulla supportata da una pessima fotografia, cerca di immettere brio e ritmo, ma a scapito dell’umorismo che pare l’obiettivo principale del film; gli attori se la cavano meglio del previsto, ma sono costretti in macchiette in cui l’utilizzo delle malattie a fine meramente comico (e per di più di grana grossa) lascia perplessi. Se poi anche le canzoni si limitano a copiare successi internazionali, si capisce che Niente può fermarci è un’operazione che avrebbe un senso se alle sue spalle ci fosse un apparato industriale capace di curare i vari aspetti di un prodotto; ne ha molto meno quando si lasciano registi e realizzatori vari in balia di un’idea del cinema che sembra aspirare a modelli vincenti, ma che al limite approda a Sognando la California. In questo caso Ibiza.

EMANUELE RAUCO