Dalla nostra inviata Lia Colucci
Ascolta la conferenza stampa al Festival di Cannes del film:
Se Jodie Foster ha in mente di aiutare il suo amico Mel Gibson a venire fuori dai guai, Cannes 64 è il momento buono per farlo e probabilmente The Beaver e anche il film giusto. Gibson non sta vivendo un bel momento: la sua carriera è ferma ed è stato condannato a 36 mesi con la condizionale per maltrattamenti alla sua compagna Oksana Grigorieva. Forse per questo in conferenza stampa, dove l’attore era assente ma ci sarà per la passerella, l’attrice 2 volte premio Oscar non fa altro che spendere parole di solidarietà per il collega-amico. Anche se le analogie tra Walter Black e l’attore Gibson sono molte, di certo non basterà un peluche di castoro a risolvere la sua vita. Invece nel film il protagonista, afflitto da una grave forma di depressione e dopo aver tentato il suicidio, trova un efficace rimedio proprio nel suddetto pupazzo. Ovviamente con delle complicazioni, soprattutto a livello familiare. La moglie (Jodie Foster) e il figlio maggiore Porter (Anton Yelchin), non riescono ad accettare questa strampalata oggetto-terapia. Ma a lungo andare anche Black si troverà di fronte a quello che un comune psichiatra definirebbe una sorta di scissione o schizofrenia momentanea, e dovrà decidere se tenere il castoro o meno. Decisione drammatica ma utile, anche se il finale grottesco e approssimativo ha lasciato piuttosto freddini i giornalisti in sala.
La Foster alla sua terza regia (dopo Il mio piccolo genio, A casa per le vacanze), utilizza una delle sceneggiature, così dicono gli specialisti americani, più belle della scrittrice Kyle Killen e cerca di miscelare con sapienza ironia, humor e dramma, il tutto condito da una buona dose di problemi e inquietudini giovanili, sia quelle del figlio che quelle della sua amica- compagna Norah (Jennifer Lawrence), il cui fratello morto per overdose apre un ennesimo capitolo amaro nella vicenda. Non molto interessante e neanche troppo sentita, la storia trova la platea piuttosto algida dopo aver subito i molti fronti aperti dalla pellicola e sommariamente richiusi. Resta l’interpretazione: stanca e spaesata quella di Gibson, all’insegna della super professionalità, alla quale ci ha abituato da anni, quella della baby prostituta di Taxi Driver, ma senza aggiungere molto di più agli standard di sempre. In ogni caso in America è stato un vero e proprio fiasco, vedremo che succederà anche da noi quando uscirà in sala il 20 maggio con Medusa.
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