Dalla nostra inviata LAURA CROCE
“Il digitale comporta cambiamenti per tutta la filiera cinematografica, dalla produzione alla distribuzione e all’esercizio”, ora particolarmente toccato dal tema a causa dell’urgenza di completare il passaggio dalla pellicola alla nuova tecnologia. Lo sostiene Luigi Cuciniello, direttore organizzativo della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, che ieri ha aperto il quinto incontro organizzato nell’ambito del festival da Microcinema, primo circuito italiano di distribuzione di film e contenuti digitali. Argomento cardine dell’incontro, non a caso, è stato “Cinema digitale: un’opportunità per il cambiamento” soprattutto in relazione alle difficoltà incontrate dal piccolo esercizio allo switch off, non solo per l’impossibilità di accedere alla virtual pirint fee a causa dei tempi di programmazione limitati, ma anche per quella di usufruire al momento del tax credit previsto dal Mibac per la transizione al digitale. Un ostacolo riconosciuto anche dal Direttore Generale Cinema Nicola Borrelli, secondo cui gli incentivi fiscali sono una misura molto efficace, ma non per i circuiti di minore dimensione “che maturano un credito laddove non c’è tuttavia un debito che permetta di incassare il sostegno”.
L’effettiva utilizzabilità del tax credit, risulta dunque uno dei nodi fondamentali su cui si concentrerà il Mibac, oltre alla questione dei contributi percentuali sugli incassi, del rientro dal debito pregresso e i contributi in conto capitale. Un’esigenza derivante anche dal ritardo nell’approvazione degli sgravi fiscali da parte della UE, che richiede maggiori garanzie proprio sulla possibilità del piccolo esercizio di accedere alla misura. Su questo fronte, decise rassicurazioni sono arrivate da Borrelli: “Abbiamo coinvolto l’Agenzia delle Entrate per una prima soluzione amministrativa, ma probabilmente bisognerà intervenire a livello normativo per consentire la cessione del credito d’imposta al fornitore delle apparecchiature, ovvero a intermediari bancari come già successo per altri tipi di agevolazioni. Un’altra possibilità è quella di coinvolgere le finanziare regionali”. L’importante, secondo il Direttore Generale, è evitare la fase di stallo che sta rallentando il processo di conversione, e a questo proposito “fondamentale sarà anche un rapporto sempre più stretto con le Regioni, anche se ciò significa confrontarsi con 20 realtà completamente diverse”, dalla Lomabrdia che è già al suo terzo bando per il digitale alla Sicilia e alle altre aree del sud dove c’è la possibilità di mobilitare a questo scopo i fondi strutturali europei.
Le criticità relative al cinema digitale, ci tiene però a sottolineare il Presidente di Agis e Anec Paolo Protti, “non sono solo di prospettiva ma di tipo economico. Il digitale non ha solo un ammortamento diverso, ma anche un tipo differente di manutenzione quotidiana, il che comporta un aggravio dei costi gestionali”. Gli ostacoli sul percorso del digitale sono quindi anche di natura tecnica, basti pensare alla mancata uniformità dei server. La contropartita – suggerisce però Protti – sono i contenuti alternativi (come le dirette via satellite) che rappresentano “un’opportunità per accrescere la valorizzazione del prodotto”. Questo, tuttavia, comporta che “non si può vendere film come è avvenuto fino ad ora. La multiprogrammazione non deve essere considerata una fuga dell’esercente a danno del distributore ma un’opportunità per entrambi”. Quello che bisogna agevolare è dunque un “passaggio culturale: non vendere a blocchi ma tenendo in considerazione le potenzialità del mercato in quel momento, altrimenti il digitale rischia di trasformarsi in un vicolo cieco”.